Il Family Day sarà un successo e questo preoccupa le lobby Lgbt.
Domani tutti i riflettori nazionali e internazionali (si sono accreditate, tra le altre, anche le televisioni CNN e Al Jazeera) saranno puntati sul Circo Massimo. E non è un caso se pure la prima votazione del ddl Cirinnà è slittata a martedì 2 febbraio.
Insomma, il popolo che difende la famiglia e i bambini da quanti vogliono cambiare la realtà e venirci a dire che è omofobia pensare che si nasca da una mamma ed un papà, fa paura. E così, alle calunnie, alle censure e agli insulti, si aggiungono le provocazioni di Ikea.
Il colosso dell’arredamento svedese non è nuovo alle campagne a favore del cosiddetto matrimonio gay. Questa volta si schiera a favore delle unioni civili e contro il Family Day, lanciando sui social network questo messaggio: «Qualunque sia la tua idea di famiglia, se ami qualcuno non c’è bisogno di istruzioni». Dopodiché dà appuntamento sabato il 30 gennaio alle 15 in tutti i negozi della catena «per celebrare con un bacio l’idea di una famiglia aperta a tutti».
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La tecnica è chiara: far passare se stessi come i tolleranti, i liberali, gli evoluti. Mentre chi sarà al Circo Massimo è per forza ottuso, retrogrado e intollerante. L’Ikea difende l’amore. Il Family day l’odio. Ma noi e tantissimi altri non la beviamo.
Il sito Gay.it con sfacciataggine unica ha definito l’iniziativa «un pugno allo stomaco nei confronti di quanti si ritroveranno sabato a Roma, per negare il diritto ad altri di creare una famiglia e vederla riconosciuta dallo Stato per cui paghiamo le tasse». Il fatto che loro neghino ai bambini un padre o una madre, tra le altre cose, non li tocca minimamente. Così come l’idea, semplice ed elementare, che la “famiglia omosessuale” non è mai esistita, non esiste e non esisterà mai (si può chiamare così, si può “legalizzare”, ma una “famiglia”- per sua stessa definizione – non sarà mai omosessuale. Insomma: la Befana non esiste, anche se lo scrivessero in una legge).
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Ma nonostante il web plauda all’iniziativa, noi lanciamo piuttosto una campagna di boicottaggio di Ikea. Mai più comprare quei mobili asettici e tristi fin quando non si cambierà registro.
Tra l’altro, di motivi di boicottaggio ce ne potrebbero essere svariati: in passato l’IKEA è stata accusata di rifornirsi dai Paesi dove i lavoratori vengono sfruttati come schiavi. In particolare in Cina, dove la mano d’opera è davvero a basso costo e nelle fabbriche “normali” e, soprattutto, nei laogai: i campi di concentramento (dove – per esempio – langue il premio Nobel per la Pace 2010, Liu Xiaobo).
Il sondaggio pubblicato su RAI DUE durante la trasmissione Virus dice che gli Italiani all’80% sono contrari al matrimonio gay. Se tutti smettessero di andare da Ikea, la ditta svedese raccoglierebbe ciò che ha seminato.
Redazione