Mentre il ddl Zan è in procinto di essere votato al Senato, tra mille dubbi e palesi violazioni della Costituzione, dall’Umbria arriva una accusa pesante come un macigno. Tra gli altri orientamenti sessuali, per cui la nuova legge rischia di porre un divieto di critica, vi è lo sdoganamento del sesso con i minori e con gli animali. A denunciarlo è Maria Rita Castellani, garante per l’infanzia presso la Regione Umbria.
La Castellani si è soffermata sul pomo della discordia dell’“identità di genere”. Attraverso questo artificio, argomenta la garante per l’infanzia, crollerebbero dei tabù fino a ieri considerati solidissimi. «Il concetto d’identità cambia – ha affermato la Castellani – non è più quello antropologico che conosciamo da sempre e che distingue persona da persona a ragione di evidenze biologiche, ma diventerà qualcosa che io, cittadino, posso decidere arbitrariamente secondo la percezione del momento. Di conseguenza ogni desiderio sarà considerato un bisogno e il bisogno un diritto». E allora «si potrà scegliere l’orientamento sessuale verso cose, animali, e/o persone di ogni genere e, perché no, anche di ogni età, fino al punto che la poligamia come l’incesto non saranno più un tabù».
Senza entrare nel merito delle dichiarazioni della garante, il centrosinistra e tutto l’associazionismo ad esso collegato ha scatenato il crucifige contro la arante dell’Infanzia in Umbria. È persino stata recapitata alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, una richiesta di rimozione della Castellani dal suo incarico.
A chiedere la testa della garante è Omphalos Lgbti, cui si sono accodati almeno 300 soggetti, tra persone fisiche e associazioni. Tra questi figurano docenti e sindacati, professionisti e collettivi lgbt, assieme a tutti i consiglieri regionali d’opposizione in Umbria (PD e M5S). Tutti concordi sul fatto che quello della Castellani sarebbe stato un «discorso d’odio a livello istituzionale», al punto da finire segnalato all’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali e difesa delle differenze (UNAR).
«Castellani ha realizzato un’acrobazia pericolosa in bilico fra propri convincimenti personali, pregiudizi inqualificabili [...] dimostrando un’ignoranza colpevole per chi ricopre il suo ruolo [...] rappresenta una realtà fantascientifica, inesistente nel mondo delle cose concrete e non scritta nel Ddl Zan», si legge nella lettera, che, come prevedibile, enfatizza l’attenzione sul bullismo e sulle violenze «ai danni di ragazzi appartenenti alla comunità Lgbtq».
Da notare che Omphalos, principale accusatore della garante Castellani, è lo stesso soggetto che, nel 2014, portò in tribunale il futuro senatore leghista, Simone Pillon (allora presidente regionale del Forum delle Associazioni Familiari in Umbria). Dalle accuse di omofobia, Pillon è stato poi scagionato e la cosa non deve essere andata troppo giù nei circoli legati all’Arcigay umbra. Del resto, non è un mistero la vicinanza della Castellani al senatore leghista, che la definisce una «cara amica». Un connubio imperdonabile e pericoloso, per gli oltranzisti arcobaleno, che ora cercano la loro rivalsa.
Se adesso alla garante per l’infanzia in Umbria non è stato concessa nemmeno la possibilità di un contraddittorio o di una spiegazione, proviamo a immaginarci quanto spazio potrà avere il dibattito, a seguito di un’eventuale approvazione del ddl Zan. A conti fatti, è molto difficile dare torto a Maria Rita Castellani: l’articolo 1 del ddl parla genericamente di discriminazioni contro l’“orientamento sessuale”, pertanto nulla vieterebbe ai magistrati di includere in questa categoria anche la pedofilia o la zoofilia. Ma su questo punto (chissà perché…) le associazioni come Omphalos permangono nel loro silenzio assordante…