Una ricerca inglese pubblicata sul NCBI (US National Library of Medicine National Institutes of Health) analizza le emozioni dei bambini frutto della fecondazione artificiale realizzata grazie a un venditore (o – più raramente – donatore) di sperma e cresciuti senza padre.
Risulta che già a 3 anni i bambini chiedano: «Dov’è il mio papà?».
I ricercatori di Cambridge hanno confrontato i dati raccolti tra 51 bambini senza padre e 52 famiglie con entrambi i genitori, ma con almeno un bambino concepito a seguito di fecondazione artificiale eterologa.
La mancanza di un padre risulta causa di sentimenti negativi e contrastanti tra i bambini. Solo il 4% di essi risulta sentirsi pienamente a suo agio.
Tra l’altro, poiché i bambini in questione erano troppo piccoli per essere intervistati direttamente sui loro sentimenti, sono state le madri a rispondere all’indagine. La dottoressa Sophie Zadeh ha detto che la maggior parte di loro ha manifestato sentimenti contrastanti circa la scelta della fecondazione artificiale in assenza di una padre vero per il loro bambino.
Bisognerà vedere come possono cambiare i sentimenti di questi bambini quando crescono, soprattutto durante la pubertà, quando tentano di stabilire la propria identità.
Noi sappiamo (vedere per esempio qui) che è allora, soprattutto, che il disagio di non sapere chi è il padre si manifesta – spesso – in modo critico e fortemente problematico. Per non parlare dei problemi che possono insorgere per i bambini frutto della fecondazione artificiale, quindi concepiti in provetta, e per le donne, non solo quando vendono gli ovuli, ma anche quando ricevono l’impianto dell’embrione.
Redazione
Fonte: Techtimes.com
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