Giungono dall’Inghilterra dati preoccupanti circa l’aumento del numero di donne che sono state ricoverate in ospedale per le complicazioni connesse alla fecondazione artificiale.
Sono 60 le donne sono stati ricoverate per la sindrome da iperstimolazione ovarica nel 2015: un aumento del 40% rispetto all’anno precedente.
Alcuni esperti dicono che l’aumento potrebbe essere dovuto al fatto che le cliniche per la fertilità danno farmaci più forti per raccogliere più ovociti. Nick Macklon, professore di ostetricia e ginecologia presso l’Università di Southampton, ritiene che questa pratica possa essere stata incoraggiata dai recenti miglioramenti nella tecnologia di congelamento degli embrioni e degli ovuli.
Intanto, in Australia, le cliniche per la fertilità sono ancora nel mirino delle associazioni dei consumatori perché promuovono l’industria dei bambini in modo fuorviante, illudendo i clienti circa tassi di successo della fecondazione in vitro che sono opinabili se non falsi: ricordiamo che alla fine avere il bambino in braccio – e avere un bambino sano – è ancora una probabilità che, in media, si aggira attorno al 10%.
Come al solito tutti i grandi paladini della salute delle donne, del consenso informato, ecc., ecc., ecc., in queste circostanze sono in altre faccende affaccendati... e tacciono.
ProVita, invece, ne ha parlato e ne continuerà a farlo, fino a quando avrà voce.
Redazione
Fonte: LifeSiteNews
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