Mettere in chiaro tutti gli effetti collaterali della fecondazione artificiale, al momento, solleva parecchi dissensi.
Infatti, nell’era in cui avere “un figlio ad ogni costo” sembra diventato il motto ufficiale, sbandierare tutte le varie controindicazioni di una pratica divenuta così usuale porta solo nemici.
Il nostro scopo è, però, quello di divulgare la verità e se possiamo, in casi come questi, evidenziare i molti rischi della fecondazione artificiale.
Uno studio della University College di Londra, presentato in occasione della conferenza dell’American Society for Reproductive Medicine a Baltimora, ha evidenziato che le donne che si sottopongono alle “cure per la fertilità” hanno il 37% di probabilità in più di contrarre un cancro alle ovaie rispetto alle donne della stessa età che non usufruiscono di questi trattamenti. Gli scienziati hanno analizzato i dati di 255 mila donne britanniche sottoposte a trattamenti per la procreazione assistita negli ultimi due decenni e i dati emersi non lasciano spazio a dubbi: le donne che hanno ricevuto un aiuto per procreare hanno un terzo di probabilità in più di sviluppare una patologia tumorale dell’ovaio.
La proposta avanzata per ovviare a questa scoperta – e che suona un po’ come un palliativo al limite del ridicolo – sarebbe quella di far sì che, coloro che hanno subito tali trattamenti, possano accedere a degli screening specifici, soprattutto nei tre anni seguenti alla cura per concepire. In questi anni, infatti, la possibilità di ammalarsi di cancro alle ovaie, è tre volte superiore.
Le motivazioni di questa correlazione tra la patologia riscontrata e le cure per concepire possono essere molteplici: in primis le cause che ostacolano una gravidanza possono essere le stesse che portano alla patologia, soprattutto se non prese in considerazione durante i trattamenti per la fecondazione. Un’altra motivazione, e forse anche la più plausibile, visti i recenti studi che vanno in questa direzione, sarebbe quella che un bombardamento ormonale così massiccio rivolto ad un corpo giovane (come riportato in Eggsploitation) può provocare danni collaterali notevoli.
Il cancro ovarico, purtroppo, viene definito un killer silenzioso, perché non dà segni di sé fino a quando non ha raggiunto dimensioni notevoli, influenzando pesantemente l’esito delle cure.
L’omertà su questo argomento deve finire. E’ giusto che le donne siano consapevoli dei rischi ai quali vanno incontro sottoponendosi ad una pratica così invasiva e rischiosa, che per di più non garantisce quel successo sperato: solo una donna su 7 riesce a concepire (per approfondire i numeri si veda qui) con questa pratica e il rischio di aborto e parto prematuro sono altissimi.
Eleonora Rossi