Mario Mignini Renzini, Direttore Medico del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi e Responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, ha mostrato, in un articolo del 2 luglio scorso pubblicato su Adnkronos, quanto sia determinante oggi la disinformazione nel ricorso alla fecondazione artificiale. È quasi sempre la mancata “istruzione” della coppia sul tema della fertilità a spingere gli aspiranti genitori verso le procedure di fecondazione artificiale. Aggiungiamo noi: anche la disinformazione su rischi e svantaggi di questa tecnica.
Purtroppo, mai come nel campo della medicina, la disinformazione è una responsabilità degli specialisti. Scrive Renzini: «Da un recente studio scientifico (Awareness of effects of postponing motherhood among hospital gynecologists: is their knowledge sufficient to offer appropriate help to patients? Springer Science+Business Media, New York 2016) è emerso, infatti, che il 56% dei ginecologi italiani che lavorano in strutture ospedaliere pubbliche e private ritengono “non rara” la possibilità, per una donna, di avere un figlio spontaneamente e senza aborto dopo i 44 anni e fino ai 50. Solo il 44% dei medici sa invece come calcolare la riserva ovarica di una donna, ovvero la quantità di ovociti disponibili nelle ovaie per iniziare una gravidanza, indicatore fondamentale per comprendere se il tempo per avere un figlio “sta per scadere”. […] Dallo studio è emerso, inoltre, che il 49% dei ginecologi intervistati è convinto che l’assunzione prolungata di contraccettivi orali, la somministrazione di ormoni per la stimolazione ovarica o l’uso delle tecniche di fecondazione in vitro siano in grado di posporre il limite dell’età fertile di una donna. La realtà, invece, è che la fertilità subisce un rapido declino dopo i 35 anni e che le chance di avere un figlio in maniera naturale sono estremamente ridotte dai 40 anni».
A questo punto i fautori della fecondazione artificiale indicano come rimedio un paio di soluzioni: la fecondazione eterologa, con ricorso a ovociti provenienti da una donna più giovane, oppure, se si ha la fortuna di essere ancora giovani ma non si ha l’intenzione di “pianificare” gravidanze a breve, la crioconservazione degli ovociti da utilizzare in futuro. Eppure dimenticano sempre di menzionare, quanto all’eterologa, i problemi legati all’identità biologica del concepito, quanto al congelamento degli ovuli, i pericoli per la salute della donna. E ovviamente non fanno minimo cenno alla necessità di sacrificare dieci esseri umani (allo stato embrionale) per dare alla procedura la possibilità di successo in un paio di casi.
Resta comunque da prender nota del fatto che la disinformazione regna sovrana anche tra professionisti che dovrebbero essere esperti nel settore: sarà perché la scienza cede all’ideologia e l’ideologia va a braccetto con gli interessi economici che ruotano intorno alla medicina della riproduzione.
Redazione
PS: E peggio della disinformazione c’è la reticenza colpevole e omertosa di chi continua a ignorare i gravi rischi che corrono i bambini frutto della fecondazione artificiale (leggete e rabbrividite qui).
Fonte:
Adnkronos