Le cliniche specializzate in fecondazione artificiale e le relative banche del seme sono dei veri e propri supermarket di gameti.
Che di tanto in tanto vengono accusate (in sordina: non c’è mai tanta pubblicità su queste cose, chissà perché) di negligenza e di fornire “prodotti” (= bambini) non rispondenti alle aspettative.
I casi di proteste, azioni legali, e richieste di risarcimento per confusioni di sperma, perdite di spermatozoi, o di ovuli, e difetti genetici “procurati”, negli Stati Uniti, nell’ultimo anno, sono stati numerosissimi.
Un recente articolo sul New York Times ha intitolato: Banche del seme accusate di smarrire i campioni e mentire circa i “donatori” (le virgolette sono nostre, perché lo sapete che la neolingua chiama donatori quelli che vendono sperma e ovuli).
Il giornale americano ha parlato di una “nuova” ondata di cause contro le banche dello sperma, e le cliniche della fecondazione artificiale che denunciano gli imbrogli e le negligenze anche gravi di professionisti che per la fecondazione artificiale si fanno pagare profumatamente. Una “nuova ” ondata. Chissà quante altre ondate ci sono state e ci saranno.
I controlli sulla qualità dei servizi sono insufficienti, si limitano a valutare le condizioni igieniche e non badano alla tenuta dei registri...
Il bioeticista Arthur Caplan, della New York University, ha detto che «sono gestite come negozi di generi alimentari dell’800».
Ora l’American Society for Reproductive Medicine, ha emanato una sorta di codice di autoregolamentazione, delle linee guida non vincolanti per i suoi membri. Le cliniche della fecondazione artificiale si dovrebbero impegnare a informare i clienti degli errori non appena un errore viene scoperto: dovrebbero promuovere “una cultura della verità”.
Dicono, queste linee guida, che la comunicazione con i pazienti deve essere onesta e aperta, in particolare nel campo della medicina riproduttiva. I trattamenti di fertilità sono stressanti, ed i pazienti possono essere particolarmente sensibili. Inoltre, gli errori nel campo della fecondazione artificiale possono portare alla nascita di bambini “sbagliati” o all’impianto di embrioni “sbagliati” in genitori “sbagliati”. Tutto ciò può portare ad un significativo tumulto emotivo.
Insomma: il principio “soddisfatti o rimborsati” non va giù alle cliniche miliardarie, peggio ancora è il dover affrontare il problema della “merce” resa...
Chissà: forse bisognerebbe rendersi conto che è la fecondazione artificiale ad essere “sbagliata”.
E – chiediamo noi – quando i paletti dell’etica cominciano a saltare uno ad uno, per quale motivo bisogna mantenere in piedi proprio il logoro, vecchio, bigotto, dovere di dire la verità?
Francesca Romana Poleggi
Fonte: BioEdge