Riceviamo da Giorgio Celsi, Presidente dell’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita, l’invito ad unirci alla protesta dei cittadini lombardi contro la fecondazione artificiale finanziata dal SSN, cioè dalle tasche di tutti i contribuenti, indetta dall’associazione Lombardia per la Vita di Angelo Mandelli.
Ormai è diventato una specie di rito, da parte della magistratura italiana, succube della ideologia radicale e della cultura della morte, di pronunciare sentenze che mettono in discussione non le leggi sbagliate e criminali contro la vita e la bioetica, ma chi cerca di fare qualcosa per arginarle.
La Regione Lombardia, per esempio, aveva deciso che la fecondazione artificiale eterologa non fosse passata dal Servizio Sanitario Nazionale.
Il provvedimento era insufficiente ad arginare la strage di bambini molto piccoli (= embrioni) che avviene attraverso il prospero mercato della provetta (mercato ancor più prospero da quando oltre all’assemblaggio in vitro del bambino è diventato lecito – con la fecondazione artificiale eterologa – comprare sperma e ovuli con tutte le conseguenze per la salute dei venditori e delle venditrici – e dei figli nati – che non interessano a nessuno). Era ad ogni modo un provvedimento che – se non altro – evitava ai contribuenti l’onere di dover andare a ingrassare gli introiti delle cliniche già miliardarie che praticano la fecondazione artificiale e illudono il 90% delle coppie sterili facendo loro credere che i bambini sintetici, belli sani e su misura, si comprano senza problemi (le percentuali di successo sono tuttora estremamente basse e il prezzo in vite umane è altissimo).
Comunque, il Consiglio di Stato aveva bocciato la delibera della Regione, con le solite argomentazioni: siccome il male (fecondazione artificiale omologa) può essere pagato dal SSN, che sia sempre, per par condicio, pagato dai contribuenti, senza “discriminazione”. Si sa che l’intellighentsia dei giudici ha da prevalere sui provvedimenti legislativi degli organi eletti dal popolo...
Del resto i giudici amministrativi (il TAR, quella volta) avevano a suo tempo condannato la Regione perché, in occasione dell’uccisione di Eluana Englaro, non aveva dato il permesso che Eluana venisse “terminata” in cliniche della Lombardia (insomma giudici che condannano non perché hai ammazzato una persona, ma perché hai impedito di ammazzarla).
Perciò, per solidarietà alla Regione, per denunciare la deriva anti-etica della magistratura, e in generale per difendere la Vita, il giorno 9 agosto si terrà un presidio davanti alla sede della Regione Lombardia (via Melchiorre Gioia), alle 10 del mattino.
Facciamoci sentire!
Redazione