Le conseguenze negative della fecondazione artificiale per i figli e per i cosiddetti “donatori” di gameti sono poco note.
Non conviene mettere in piazza certe notizie che potrebbero ridurre la mole di un lucrosissimo giro d’affari...
Quanto ai figli
La “donazione” di gameti recide intenzionalmente (in violazione anche delle norme internazionali sui diritti umani) il legame dei bambini con i loro genitori biologici. Li priva delle anamnesi mediche che potrebbero in certi casi essere determinanti per scegliere delle terapie o finanche per salvar loro la vita (molto spesso le banche del seme non fanno neanche delle analisi accurate ai venditori di gameti); inoltre li rende menomati rispetto a una storia familiare di origini e di radici.
Le ricerche condotte nei Paesi dove la pratica della fecondazione artificiale avviene da più decenni dimostrano che le persone concepite in provetta soffrono più frequentemente degli altri di crisi d’identità, di depressione e abuso di sostanze (tra l’altro gli psicologi hanno riscontrato i sintomi della sindrome del sopravvissuto).
Spesso diventano a loro volta venditori di gameti per “vendetta”. Spesso si sentono come orfani, ma denunciano che la società non li comprende nel loro lutto, ma anzi, se lo esternano, li emargina.
Soffrono anche del fatto di non sapere se e quanti fratellastri hanno e spesso questo li inibisce dall’innamorarsi e dall’unirsi con estranei che si potrebbero scoprire imparentati geneticamente con loro.
Quanto ai venditori di gameti
I cosiddetti “donatori” spesso subiscono danni legali e psicologici (le donne anche fisici) a seguito della cosiddetta “donazione”.
Molti sono coinvolti in questioni legali relative al mantenimento e alla cura dei figli. Quindi essi prosperano solo dove vige la possibilità di anonimato.
Ma oggi già molti blog sul web cominciano ad essere frequentati da ex venditori di gameti che – spinti dalla scarsa informazione e dall’incoscienza naturale di chi è molto giovane – da più maturi si pentono di aver sparso figli per il mondo: si scusano su internet e a volte cercano angosciosamente di contattarli.
La fecondazione artificiale, poi, è anche una pratica eugenetica e ingiustamente discriminatoria.
Eugenetica non vuol dire solo sopprimere i bambini difettosi (allo stato embrionale, con l’aborto). Vuol dire anche praticare nei confronti dei venditori di gameti delle ingiuste “discriminazioni”, soprattutto da parte di quelli che hanno sempre in bocca il dispregio per “ogni discriminazione”.
Quando le banche dello sperma cercano i venditori, spesso elencano certi requisiti specifici: basati sulla prestanza fisica e sui caratteri etnici e sulle performance intellettuali. Ad esempio, uno sportivo, un laureato in una certa università di prestigio, o un ingegnere avranno molte più probabilità di essere reclutati di altri con meno capacità fisiche o intellettuali.
La più grande banca del seme del Regno Unito, attualmente, è sotto indagine per le accuse di ingiusta discriminazione e pratiche di eugenetica che le sono state rivolte da un “donatore”: la banca ha rifiutato lo sperma dell’uomo perché dislessico.
La stessa banca avrebbe rifiutato anche eventuali “donatori” che soffrisero di disturbi dell’attenzione, autismo o sindrome di Asperger.
La Human Fertilization and Embryology Authority, l’agenzia inglese incaricata di vigilare sulle banche di sperma, sta valutando la questione, in quanto è illegale nel Regno Unito “discriminare” le persone in queste condizioni a scuola o sui posti di lavoro.
Francesca Romana Poleggi
Fonte: CBC