La questione del femminicidio è una delle scuse più diffuse per introdurre la propaganda gender nelle scuole.
Sul profilo Facebook del Ministro Stefania Giannini è apparso un post che giustamente denuncia e biasima gli ennesimi episodi di femminicidio venuti alla ribalta della cronaca nera. Ella, però, propone come rimedio le lezioni di “educazione alla parità di genere” che il MIUR sta predisponendo in attuazione della legge 107.
Il post è stato puntualmente rilanciato da Orizzonte Scuola, che già in passato si è rivelato ottimo intermediario tra noi e il MIUR. Chiederemo quindi alla Redazione di inoltrare alla signora Ministro questa nostra articolata domanda.
Vorremmo chiederle se conosce i dati reali sul femminicidio. Il Ministro sa che, anche in Italia, è molto più frequente il “maschicidio”? Ci sono molte più vittime di abusi – anche a sfondo sessuale – tra i maschi che tra le femmine (dati riportati anche da Adnkronos, dal Ministero degli interni italiano e dal Washington Post per quanto riguarda il panorama internazionale).
Benvengano le azioni educative poste in essere per combattere la violenza e la discriminazione verso chiunque: i Cristiani, gli obesi, i “secchioni”, i ragazzi che portano gli occhiali (!)...
E se le linee guida che il MIUR sta predisponendo sono tese a garantire la “parità di genere“, invece che la parità tra i sessi, non c’è pericolo che i nostri ragazzi si trovino di fronte a lezione di omosessualismo, di indifferentismo sessuale, di educazione sessuale inopportuna e sproporzionata all’età dei discenti? Insomma, lezioni che veicolano tutte le diverse aberrazioni ideologiche che si possono riassumere nella tanto criticata definizione di “teoria gender”.
Ci risponderà, signora Ministro?
Ma non ci risponda che “il gender non esiste”: abbiamo già raccolto in un dossier (pubblicato sul nostro sito www.provitaefamiglia.it) innumerevoli prove di ciò che accade, in nome della “educazione alla parità di genere”. Non sarà il caso di aggiustare la rotta, prima di una tremenda collisione con la realtà?
Francesca Romana Poleggi