Quando i mass media insistono tanto su un argomento, come ad esempio il cosiddetto femminicidio, una persona accorta deve iniziare ad insospettirsi.
E a farlo dovrebbero essere le stesse donne, strumentalizzate per scopi ideologici. Del resto, il tema è ritenuto un’emergenza nazionale, tanto da approdare persino in Parlamento (dove peraltro l’ingresso di molte donne non ha certo fatto la differenza, anzi...).
Ultimamente non passa giorno in cui non si legga o non si ascolti almeno una notizia di una donna vittima della brutale violenza di uomini (amanti, mariti, fratelli, e chi più ne ha più ne metta). Possibile che da qualche anno a questa parte i maschi si siano messi in testa di eliminare tutte le persone di sesso femminile che incontrano? Ne abbiamo già parlato, ma oggi torniamo sul tema.
Tommaso Scandroglio sulla Nuova Bussola quotidiana, dati alla mano, dimostra che la realtà delle cose è ben diversa da quanto ci vuole raccontare l’ideologia femminista. Leggendo la “Relazione al Parlamento del Ministero dell’Interno sulle attività delle forze di Polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata” (l’ultima riguarda l’anno 2014), si vede che «nei reati di genere il numero di vittime maschili è maggiore del numero di vittime femminili: 51,11% contro 48,89%. Affermarlo sarà politicamente scorretto, ma la vera emergenza è il maschicidio e non il femminicidio».
Peraltro, già parlare di “reati di genere” lascia basiti...
Addirittura i numeri dicono che dal 2013 al 2014 i casi di femminicidio sono diminuiti (dal 49,33% al 48,89%). Sono invece aumentate le violenze di genere sugli uomini: si è passati dal 50,67% del 2013 al 51,11% del 2014.
Ma perché questo non viene detto? La violenza e l’omicidio, chiunque lo commetta e chiunque sia la vittima, è sempre esecrabile e da condannare. Anche quando i responsabili sono omosessuali, come i recenti fatti di cronaca raccontano (sì, perché i gay non sono sempre vittime, ma, come tutti, possono essere anche carnefici, e molto spietati!).
Il dibattito sulla violenza di genere e sul femminicidio è presente anche in Spagna.
Apprendiamo da Actuall che l’11 marzo, il sito familiaenderechos.es ha lanciato l’hastag #TuIndiferenciaNosMata. È un modo per ribadire l’ovvio, ovvero che uccidere qualcuno è sbagliato e non è più grave se ad essere ammazzata è una donna. Non si può dunque continuare a tacere sul “maschicidio” (senza contare poi le violenze sui bambini...). In Spagna, nel 2014, il 38% delle vittime della violenza domestica sono stati gli uomini.
Nessuno ricorda che l’ideologia di genere ed il femminismo, contrapponendo uomini e donne, fomentano le violenze. Così come il divorzio e l’instabilità delle convivenze. La soluzione migliore, pertanto, non è frammentare le relazioni e renderle ancora più precarie (vedi unioni civili e divorzi lampo o express), ma rafforzare l’unità familiare e riscoprire la bellezza dello stare insieme, ciascuno col suo ruolo. È una proposta macista, omofoba e sessista?
Redazione