Per Pro Vita & Famiglia l’obiettivo è sostenere la vita e la sua dignità, migliorando il livello di assistenza, non aiutando la morte. Coghe: “Lo Stato non ha fatto tutto quello che poteva e che doveva per evitare questo tragico esito”
Sostenere la vita e la sua dignità, alleviando le pene di chi soffre, e non limitarsi a porre fine alle sue sofferenze. Questo il compito dello Stato per l’associazione Pro Vita & Famiglia, secondo la quale oggi, con la morte di Federico Carboni, 44enne di Senigallia, fino a ora conosciuto come “Mario”, vive una profonda sconfitta.
Federico Carboni è stato il primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, reso legale dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani. La procedura è stata resa possibile in virtù del contributo dell’Associazione Luca Coscioni.
Un fatto di una profonda tristezza, ma anche una perdita sulla quale tutti noi dovremmo riflettere.
“Il suicidio di Federico Carboni, finora noto come “Mario”, segna una sconfitta drammatica per lo Stato e per la società intera, che non è riuscita a farsi abbastanza prossima e solidale con una persona che amava la vita ma non riusciva a sopportare la sofferenza. – Commenta Jacopo Coghe, portavoce dell’associazione Pro Vita & Famiglia – Lo Stato non ha fatto tutto quello che poteva e che doveva per evitare questo tragico esito, viste le enormi carenze socioassistenziali che affliggono le famiglie con malati a carico e l’assoluta insufficienza dei finanziamenti del sistema di cure palliative, che potrebbe aiutare molti malati come Federico a continuare a vivere con dignità. Federico Carboni è stato il primo cittadino italiano a suicidarsi legalmente con l’aiuto di terzi, lo Stato ha il dovere di intervenire perché sia anche l’ultimo”.
Dunque, l’auspicio è che lo Stato investa non certo nell’acquisto di farmaci che hanno l’obiettivo di porre fine alla vita di chi soffre, ma in quelli che consentono loro di continuare a vivere e a stare con i loro cari, alleviandone le pene e cercando di fornire loro tutto il supporto e l’assistenza medica e psicologica che necessitano loro e le loro famiglie. Aiutare a vivere, non a morire.