09/07/2021

FLASH - Bassetti: «Ddl Zan vago, da riformulare. Va garantita libertà di culto e di educazione ai figli»

«Ci auguriamo una riformulazione del testo». E' quanto affermato dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in merito al disegno di legge Zan, nel corso di un'intervista rilasciata a Repubblica.

Il cardinale ha ricordato la nota della Cei e il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, ribadendo quindi che, da parte della Chiesa, non c'è in alcun modo la «non accoglienza delle persone omosessuali», smentendo quindi chi parla di "esclusione" e di "discriminazione" da parte del Vaticano e della Chiesa. Bassetti, però, in merito al ddl Zan, non ha chiesto né auspicato un definito stop ad una legge liberticida e che mette in pericolo la stessa libertà di culto. Ha però auspicato una riformulazione del testo.

Il presidente della Cei non ha però mancato di sottolineare le molte perplessità ancora presenti per quanto riguarda il ddl. «È necessario - ha affermato - garantire in modo adeguato la libertà di espressione e, tanto più laddove s’intendono introdurre norme di natura penale, non bisogna lasciare margini interpretativi non ragionevoli». Bassetti si è inoltre espresso sulla Giornata nazionale contro l’omofobia nelle scuole, sottolineando come ci sia il pericolo che possa essere «sanzionata la libera espressione di convincimenti etici e religiosi e sia inoltre messo in discussione il diritto umano universale dei genitori all’educazione dei figli secondo i propri convincimenti e a insegnare ciò che è bene e ciò che è male».

Alcune definizioni contenute nel disegno di legge Zan, ha proseguito il porporato «appaiono molto vaghe e questo renderebbe l’applicazione della legge penale rischiosamente incerta. Come hanno fatto notare insigni giuristi, i ruoli differenti di uomini e donne all’interno delle associazioni cattoliche o l’affermazione di alcune verità di fede potrebbero essere oggetto di procedimenti penali perché da qualcuno ritenute “idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori”».

 

Fonte: Repubblica




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