Dopo aver vinto le ultime elezioni amministrative, nonostante l'astensionismo da record in Italia, ora la sinistra suona la carica e proverà a inculcare nuovamente la battaglia ideologica (e la legge) sull'omotransfobia.
Dopo essere finito del dimenticatoio, infatti, torna in auge il ddl Zan, esattamente dopo la chiusura delle urne poiché giudicato troppo scomodo dalla stessa sinistra in un momento elettorale (sintomo questo, per ammissione quindi dei suoi stessi promotori, di quanto sia divisivo e pericoloso un disegno di legge simile).
Tra giugno e luglio, infatti, non si parlava d'altro, le cronache politiche di quotidiani e telegiornale erano monopolizzate dal tema e dalle opinioni favorevoli o contrarie, soprattutto favorevoli. Poi, capito che di speranze che passasse ce n'erano ben poche, il Partito Democratico l'ha messo nel cassetto, pronto a farlo rispuntare fuori e a metterlo in cima alle priorità del paese soltando dopo la vittoria delle elezioni.
Un'urgenza, come ben commenta Il Giornale, quantomeno sospetta: sarà mica che il tema dei diritti omosessuali non era molto spendibile in campagna elettorale? O che, addirittura, rischiasse di allontanare qualche elettore e fornire un terreno favorevole al centrodestra, che a questa legge si oppone con forza?