Il Parlamento della Tasmania (che si è recentemente sciolto) è responsabile di alcune delle leggi più radicali (e incoerenti) al mondo in materia di identità di genere.
La legge in questione era la “Justice and Related Legislation (Marriage and Gender Emendments) Act 2019”. Tale legge consente a una persona di età pari o superiore a 16 anni di identificarsi con un determinato genere e tale decisione ha l'effetto di modificare il registro delle nascite. I genitori possono fare lo stesso per un bambino di età inferiore ai 16 anni. La domanda deve essere accompagnata da una "dichiarazione di genere". Questa è una dichiarazione statutaria in cui la persona dichiara di identificarsi come appartenente al genere specificato e vive, o cerca di vivere, come persona di quel genere.
Il problema principale della legislazione della Tasmania è che parte dalla premessa che sesso e genere siano diversi e poi però conclude che il genere è uguale al sesso una volta che qualcuno compila un modulo accettato dal cancelliere delle nascite. Attraverso una semplice dichiarazione a un amministratore una persona può, in sostanza, cambiare il proprio sesso per scopi legali in Tasmania.
La domanda che viene da porsi è questa, se il 99,9 % della popolazione della Tasmania non ha problemi con il proprio sesso o genere e non ha intenzione di modificare i registri ufficiali, perché la policy statale dovrebbe essere dettata da minuscole minoranze che vorrebbero sostanzialmente vedere il sesso alla nascita cancellato dai registri pubblici?
Questa confusione legislativa in Tasmania ricorda molto anche l’incoerenza delle definizioni del ddl Zan, dove sesso e genere vengono talvolta sovrapposti e talvolta distinti in maniera alquanto arbitraria.
Fonte: Feminist Legal Clinic