Negli ultimi mesi 15 paesi e 25 stati USA (così come dozzine di governi locali) hanno imposto restrizioni legali alla consulenza privata o alla terapia della parola, ma solo se mirata, su richiesta libera del cliente, a superare attrazioni e comportamenti sessuali omosessuali indesiderati. I critici definiscono questa pratica "terapia di conversione".
Ora più di cinquanta organizzazioni hanno deciso di opporsi a tali "divieti terapeutici" pubblicando una dichiarazione internazionale sulla "terapia di conversione" e sulla scelta terapeutica. Questa dichiarazione è stata pubblicata all'inizio di quest'anno dalla “Federazione internazionale per la scelta terapeutica e di consulenza” (IFTCC).
La Dichiarazione internazionale fa appello al diritto all'autodeterminazione ai sensi del diritto internazionale, dichiarando che "i firmatari di questa Dichiarazione invitano i propri governi, le autorità locali, le istituzioni dei media e le organizzazioni religiose, a riconoscere che il diritto all'autodeterminazione è un principio consolidato del diritto internazionale, e quindi deve includere il diritto di plasmare e sviluppare la propria identità sessuale, i sentimenti e i comportamenti associati, e ricevere supporto nel farlo”.
Il primo dei dieci punti principali dichiara chiaramente che “vietare la ‘terapia di conversione’ viola i diritti umani e la libertà di scelta, mettendo in pericolo sia la scelta terapeutica che i diritti pastorali, professionali e genitoriali”.