In tutti i paesi in cui sono passate leggi che mirano a punire la discriminazione contro la community LGBT, ci sono stati casi in cui delle persone sono state perseguite semplicemente perché per una loro convinzione personale o religiosa hanno rifiutato di fornire i loro servizi per degli eventi. Adesso nello stato di New York c’è una legge che vorrebbe appunto imporre alle persone di lavorare per la community LGBT in caso di richiesta.
Una fotografa di matrimoni cristiana, Emilee Carpenter, ha deciso di resistere e ha presentato una denuncia contro lo stato di New York per questa legge statale che le imporrebbe di lavorare anche in occasione delle cerimonie di matrimonio tra persone dello stesso sesso nonostante le sue obiezioni religiose.
Emilee ha citato in giudizio diversi funzionari statali, con la causa intentata martedì presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto occidentale di New York. Tra gli imputati nominati c’è anche il procuratore generale di New York Letitia James.
In questione, secondo il contenzioso, sono disposizioni di legge statale che impongono alle imprese come quella di Carpenter di fornire servizi. Ciò includeva la legge esecutiva di New York § 296.2 (a), che "vieta pratiche discriminatorie a causa dell’orientamento sessuale in qualsiasi luogo di alloggio pubblico".
I difensori di Emilee hanno affermato che "la clausola sugli alloggi costringerebbe Emilee a lavorare in occasione di fidanzamenti o matrimoni tra persone dello stesso sesso e le richiederebbe di promuovere messaggi che violano le sue convinzioni religiose o le richiedono di partecipare a cerimonie religiose che violano le sue convinzioni religiose, cosa che lei non può fare".
Questi casi devono farci riflettere molto su quello che potrebbe succedere anche in Italia, nel caso passasse il disegno di legge Zan.
Fonte: The Christian Post