In Canada, nella British Columbia, sentenziando a favore di una dipendente che ha dichiarato di essere stata vittima di "discriminazione sulla base dell'identità e dell'espressione di genere", un tribunale per i diritti umani ha definito come una violazione del Codice dei diritti umani il mancato utilizzo dei pronomi preferiti di una persona.
La denuncia è stata presentata da una dipendente donna descritta nei verbali delle audizioni come "una persona non binaria, fluida di genere, transgender che usa i pronomi they/them".
Inoltre proprio in questi giorni in Inghilterra un portavoce del ministero della Giustizia ha detto che le donne incarcerate che si riferiscono a detenuti maschi che si autoidentificano come donne con i pronomi maschili possono ricevere delle punizioni, tra cui addirittura un prolungamento del periodo di detenzione.
Secondo The Telegraph, la dichiarazione è stata rilasciata in risposta a un'inchiesta sulla politica del servizio carcerario sulle parole consentite per i detenuti transgender.
David Wolfson di Tredegar QC, che è stato nominato al Ministero della Giustizia il 22 dicembre 2020, ha dichiarato: “Gli incidenti in cui un detenuto usa pronomi errati per un altro detenuto saranno considerati caso per caso, in linea con le policy che regolano le procedure di disciplina e le regole carcerarie”.
Tuttavia Lord Wolfson ha aggiunto che se si determina che il reato di una persona è stato motivato dalle caratteristiche protette di un'altra persona ai sensi dell'Equality Act 2010, il reato sarà considerato un fattore aggravante e potrebbe meritare il rinvio a un giudice indipendente.
Il giudice indipendente, un giudice in visita, avrà il potere di imporre sanzioni ritenute necessarie, che potrebbero includere ulteriori pene detentive. Lord Wolfson ha inoltre spiegato: "Siamo tenuti in base alle disposizioni dell'Equality Act a prevenire la discriminazione nei confronti delle persone con caratteristiche protette".
Fonte: Women are Human