Le conseguenze aberranti dell’ideologia gender e della concezione fluida dell’identità di genere? Un assaggio lo abbiamo con la vergognosa vicenda che, in Canada, ha visto protagonista Avi Silverberg. L’uomo si è iscritto ad una competizione di powerlifting femminile e - in base al regolamento - gli è bastato dichiarare di sentirsi donna.
Ebbene, Silverberg ha stravinto la competizione frantumando qualsiasi record. Una vicenda surreale che ovviamente sta facendo molto discutere, in particolare in riferimento al presunto “diritto” degli atleti transgender di partecipare, appunto, a gare femminili. Il caso più noto, ne abbiamo parlato più volte, è quello del nuotatore Lia Thomas, nato Will, e dichiaratasi transgender nel 2018 a fine liceo, dopo aver nuotato dall'età di 5 anni in gare maschili. Thomas ha spazzato via la concorrenza a livello universitario, diventando nel 2021 la prima atleta trans a vincere un campionato nazionale NCAA Division I (il più alto gradino dello sport universitario) in qualsiasi disciplina, classificandosi primo nelle 500 yard stile libero femminili.
Sport? Inclusione? Rispetto? Scienza e biologia? Niente di tutto questo, perché l’identità di genere e il gender portano solo a discriminare e annullare le donne.