L’autoidentificazione di genere (o self-ID) è ormai da anni uno degli obiettivi principali delle lobby LGBT e purtroppo molti paesi stanno gradualmente aprendo a questa assurda pratica, senza considerare minimamente le gravi problematiche sociali che ne conseguono.
Pochi giorni fa, in una causa “storica”, un'alta corte di Taipei si è pronunciata contro i regolamenti che richiedono a una persona di fornire la prova dell'intervento chirurgico prima di cambiare il genere sessuale sui documenti di identificazione.
Nel 2019, un individuo pubblicamente identificato solo come Xiao E, che è maschio e si identifica come femmina, ha cercato di cambiare il sesso sulla sua carta d'identità nazionale presso l'ufficio di registrazione della famiglia Daxi a Taoyuan.
L'ufficio ha negato la richiesta di Xiao E sulla base di una direttiva del Ministero degli Interni (MOI) del 2008 che richiede ai richiedenti per il cambio legale di sesso di sottoporsi a un intervento chirurgico e di presentare la "Diagnosi per il completamento della chirurgia di rimozione degli organi".
Xiao E ha presentato certificati emessi da due istituti psichiatrici che gli diagnosticavano "l'identità di genere di una donna", ma non aveva soddisfatto i requisiti chirurgici.
Assistito pro bono dall'Alleanza di Taiwan per la promozione dei diritti di partenariato civile (TAPCPR), Xiao E ha intentato una causa presso l'Alta corte amministrativa di Taipei lo scorso marzo.
Il 24 settembre, l'Alta Corte Amministrativa si è pronunciata a favore di Xiao E, rilevando che ottenere un'identificazione in linea con la propria "identità di genere" è un diritto alla privacy personale. Sebbene la sentenza della corte si applichi solo a Xiao E, si prevede che creerà un precedente che alla fine capovolgerà il requisito chirurgico per la modifica del sesso legale sui documenti.
Fonte: Women Are Human