Dopo l’invasione di trans nel mondo dello sport femminile, adesso iniziano ad emergere i primi casi anche nell’ambito di competizioni di carattere culturale.
Gli organizzatori del “Women’s Prize for Fiction” sono stati aspramente criticati negli ultimi giorni per aver incluso un autore maschio nella lista dei candidati per il premio di quest'anno.
Il mese scorso, infatti, il libro "Detransition, Baby" di Torrey Peters, un uomo che vive da donna, è stato annunciato come parte della lista lunga, spingendo un gruppo di autrici e lettori preoccupati a scrivere una lettera aperta agli organizzatori.
La lettera del Wild Woman Writing Club (WWWC) aveva oltre 250 firme entro un giorno dalla pubblicazione, anche se molti degli autori pubblicati hanno scelto di adottare pseudonimi per proteggere la propria identità a causa del timore di essere "cancellati definitivamente dall'industria del libro".
La lettera affermava che l'inclusione di Peters nella lista dei vincitori mina lo scopo originale del premio e "comunica con forza che le autrici donne non sono degne del nostro premio e che va bene permettere a persone di sesso maschile di appropriarsi dei nostri onori". Nel momento in cui avete deciso che un autore maschio era idoneo, il premio ha cessato di essere il Women’s Prize ed è diventato semplicemente il Fiction Prize".
In risposta, gli organizzatori del Premio hanno accusato i critici di "bullismo" e hanno affermato che erano "fermamente contrari" alla discriminazione basata sull'identità di genere. Un caso di questo tipo rappresenta molto bene quello che un domani potrebbe essere punito penalmente anche in Italia nel caso che il ddl Zan venisse approvato.
Fonte: The Christian Institute