Dagli Stati Uniti giunge una notizia relativa alla libertà d’espressione che è in netta controtendenza rispetto a quelle a cui ci si è ormai abituati. Ieri la Corte Suprema ha infatti stabilito che la policy sulla libertà di espressione di un college della Georgia ha violato il Primo Emendamento e che uno studente cristiano che era stato danneggiato dalla policy può chiedere il risarcimento dei danni. Il giudice Clarence Thomas ha espresso il parere della corte lunedì, schierandosi con Chike Uzuegbunam, un ex studente del Georgia Gwinnett College, e ribadendo il suo diritto di condividere la sua fede cristiana nel campus. L'opinione ha annullato una decisione della Corte d'appello dell'undicesima circoscrizione, secondo la quale Uzuegbunam non era legittimato a citare in giudizio il college per la sua policy che limitava gravemente la sua libertà d’espressione.
"La Corte Suprema ha giustamente affermato che i funzionari del governo dovrebbero essere ritenuti responsabili per le lesioni che causano", ha detto in un comunicato Kristen Wagoner, consigliere generale di Alliance Defending Freedom (ADF). "Quando i funzionari pubblici violano i diritti costituzionali, provocano gravi danni alle vittime". Secondo quanto riportato da ADF, nel 2016 era stato detto a Uzuegbunam che doveva stare in una delle due "zone di discorso", che costituivano meno dell'1% dell'intero campus, se voleva continuare a condividere la sua fede cristiana nel college. Uzuegbunam ha obbedito, ma pochi minuti dopo aver parlato in questa zona riservata, la polizia del campus lo ha minacciato di sanzioni se avesse continuato. La speranza è che questa importante decisione della Corte Suprema impedisca che in futuro si ripetano episodi del genere, che stanno diventando sempre più comuni, e non solo negli USA.
Fonte: LifeNews