22/06/2021 di Giuliano Guzzo

Formale richiesta del Vaticano all’Italia contro il ddl Zan. I dettagli

Il Vaticano in campo contro il ddl Zan. La notizia stavolta è di quelle realmente pesanti, tanto è vero che il primo quotidiano d’Italia, il Corriere della Sera, l’ha piazzata in apertura dedicandovi ben due paginate, la seconda e la terza. Che cosa è successo? É accaduto che l’inglese monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato – in sostanza, il ministro degli Esteri di papa Francesco – abbia depositato formale richiesta al governo italiano affinché fermi la legge Zan.

Una richiesta motivata dal fatto che la legge arcobaleno violerebbe il Concordato. Il documento in questione, formalmente consegnato il 17 giugno, è stato definito da chi lo ha visto «sobrio» e formulato «in punta di diritto»; ciò nonostante, considerando quanto rilevano la diplomazia e il diritto internazionale, si tratta di un passaggio assai rilevante, come prova la stessa visibilità datagli dal Corriere della Sera, testata celebre ma che non si può certo considerare conservatrice, tutt’altro.

C’è addirittura di chi parla di un atto «senza precedenti», mentre altri commentatori, più pessimistici, parlano di una mossa sì opportuna ma tardiva, che arriva cioè quando i buoi sono già scappati. In realtà, benché votato in prima lettura alla Camera nel novembre 2020, il ddl Zan non è affatto stato approvato, trovandosi ancora all’esame della Commissione Giustizia del Senato, dove una fitta serie di audizioni di varia estrazione culturale e politica ha già messo a nudo tutte le criticità della legge.

In effetti, quella tanto cara al movimento Lgbt risulta già oggi una norma irricevibile per tanti altri profili - dalla nebulosità del testo, a vantaggio di un'allarmante discrezionalità del giudice, alle derive liberticide fino al varo di veri e propri stravolgimenti antropologici, identità di genere in primis -, ma che da Oltretevere abbiano deciso di battere un colpo, ecco, costituisce senza dubbio una svolta. Soprattutto dopo recenti giornate degli Stati Generali della Natalità, che hanno visto il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in forte sintonia con Papa Francesco.

L’intervento del ministro degli Esteri vaticano è poi significativo sotto un secondo profilo, che non va trascurato: quello di una sincera vicinanza agli oppositori del ddl Zan. Per mesi, infatti, quanti dentro e fuori le istituzioni si sono spesi con coraggio per fermare la legge arcobaleno hanno sperimentato un senso quasi di isolamento da parte dei vertici della Chiesa; certo, svariati vescovi hanno speso parole molto chiare sulle insidie del ddl Zan, ma un esplicito sostegno da parte dello Stato del Vaticano, ecco, quello mancava. Ed ora è arrivato.

Per carità, difficile che con questa svolta Alessandro Zan e i suoi mollino la presa su una legge arcobaleno che, al contrario, faranno l’impossibile per portare a casa, nell’ambito di quella che ormai considerano alla stregua di una sfida personale. Tuttavia, se il governo – vero destinatario, giova ricordarlo, dell’intervento del Vaticano – dovesse decidere davvero quanto meno di disinteressarsi del destino parlamentare della legge contro l’omobistransfobia, essa verosimilmente sarebbe destinata nel giro di poco al naufragio; tanto più, come già si accennava, che nel corso di questi mesi si è parecchio arricchito e rafforzato il fronte dei suoi critici.

Basti pensare che, se fino a non molto tempo addietro, la legge arcobaleno pareva sgradita solo ai cattolici – per di più, ai soli cattolici conservatori -, oggi sappiamo che quella norma fa arricciare il naso a tanti giuristi di prim’ordine, inquieta molto le femministe, dispiace a non pochi attivisti Lgbt, insomma entusiasma davvero solo una parte politica e associazionistica, per quanto assai potente e sostenuta dai più seguiti influencer. Il punto è che, anche se non sembra, in Italia il Vaticano ancora il suo peso, eccome se lo ha: ed ora è sceso in campo. Forse non proprio tutto, ma certo questo cambia molto.




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