Il professor Massimo Gandolfini, presidente dell’Associazione Family Day, è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco lo scorso 14 febbraio. Un dialogo intenso, quello con il Pontefice, come ha dichiarato lo stesso Gandolfini, spiegando di aver parlato molto con il Santo Padre sui principi non negoziabili e dunque sulla promozione e la custodia della vita, della famiglia naturale e della libertà educativa. Infine Francesco ha accolto con interesse la notizia della manifestazione in favore della Vita che si terrà il prossimo maggio e ha benedetto l’iniziativa, condividendone i valori e le finalità.
Professore, di cosa si è parlato nell’incontro con il Santo Padre?
«Il Papa è stato di una benevolenza e di un’affabilità incredibile nei miei confronti. C’è stata una straordinaria comunione di valutazione e di intenti sui temi antropologici: dunque vita, famiglia e libertà educativa. Abbiamo parlato dell’importanza di difendere la vita dal concepimento fino alla morte naturale, di difendere la famiglia e la libertà di educazione, sia scolastica che religiosa, la cui responsabilità è tutta a capo della famiglia, molto prima che delle istituzioni pubbliche. Il Papa si è detto assolutamente d’accordo su tutto, anzi ci ha esortato a collaborare e ad aiutarci a vicenda».
Il Santo Padre ha benedetto la manifestazione per la Vita di maggio, perché è importante questo gesto?
«Io sentivo il dovere di informare il Santo Padre su quanto stiamo organizzando, anche perché sarà un evento, rispetto al passato, totalmente nuovo. Innanzitutto l’abbiamo chiamata “manifestazione per la Vita”, infatti ho raccontato al Papa che per noi le vittime dell’aborto sono due, il bambino e la mamma e infatti metteremo al centro l’importanza di salvare entrambe le vite. Al Papa è piaciuto molto questo aspetto.
Cosa le ha risposto?
«Mi ha raccontato numerose esperienze che ha avuto in Argentina, quando era arcivescovo di Buenos Aires, e storie di donne che si sono poi amaramente pentite di aver abortito. Ovviamente io ho sottolineato che sarà una manifestazione “per” la vita e non “contro” qualcuno o qualcosa. Credo infatti che sia un’esperienza di cui c’è grande bisogno, perché il popolo della vita, in Italia, si sente molte volte deluso e amareggiato, ha come la sensazione di essere abbandonato. Ecco perché è necessaria una manifestazione pubblica che faccia sentire che non ci siamo né dimenticati né rassegnati a queste brutte leggi che determinano la morte di persone innocenti».
Papa Francesco le ha detto qualcosa, invece, sul tema del fine vita?
«Sì, innanzitutto io l’ho ringraziato per le parole di condanna che ha usato contro il suicidio assistito e l’eutanasia. Il Papa ovviamente era molto felice per il fatto che abbiamo sempre ripreso le sue parole e che sono anni che stiamo combattendo proprio contro la “cultura dello scarto”. Ha sottolineato che anche l’eutanasia e il suicidio assistito sono delle classiche azioni tipiche della cultura dello scarto, dei malati terminali, dei disabili, dei nonni ecc. e quindi questo è uno dei motivi per cui l’idea della manifestazione per la vita gli è piaciuta molto e ci ha assicurato la sua benedizione».