A New York la Gaystapo ha emanato la lista delle espressioni da usare per definire i gusti sessuali di impiegati e clienti, pena una sanzione pecuniaria.
Torna in azione la polizia del pensiero, presso la Commissione per i Diritti Umani di New York City che ha rilasciato una lista di 31 espressioni politicamente corrette che devono essere usate per non offendere i trans o le persone che non hanno ancora definito il proprio “genere”, o le persone che hanno scelto un genere di quelli “originali”.
La Gaystapo, infatti, ha decretato che chi non userà i termini corretti, o offenderà impiegati e clienti usando termini e parole non inclusi nella sua lista per definire l’identità di genere (o le perversioni), rischia una sanzione salata, molto salata: fino a 250mila dollari.
E non è facile scampare alla sanzione. Tra i termini infatti, scrive Life News, alcuni suonano familiari, come “drag queen” o “transgender”, ma altri sono nuovi, altri sono davvero difficili da memorizzare. Per non parlare poi del fatto che la Gaystapo, presso la Commissione per i diritti umani, non specifica a chi devono essere rivolti aggettivi come “agender”, “femme queen”, “hijra”, “gender bender” e “gender blender” . Di cui del resto non illustra nemmeno il significato.
La lista dei gender più disparati arriva fino a 31. E la multa sarà di 150mila dollari se si sbaglia ad usare il genere di una persona non intenzionalmente, mentre sarà di 250mila se lo si fa in maniera intenzionale.
Usare per sbaglio “lei” o “lui” riferendosi ad un transgender, però, non sarà passibile di sanzione. Ancora. Ma non sappiamo per quanto tempo ancora sarà così, visto che già da tempo è stato coniato, appositamente per i transgender, pure un nuovo pronome neutro: l’Università di Berkley spiega che ze vale per egli o ella (he – she), zir o hir, vale per lui o lei (him – her), suo o sua (his -her); hirself vale per lui stesso o lei stessa (hiself – herself)...
Ma come si farà ad evitare le multe, se il gender non è fisso e ognuno può cambiarlo a seconda di come si sente al momento? E se uno “gender fluid” si sentisse donna nel momento in cui lo chiamiamo “agender”? E poi si sente uomo il giorno dopo, e quindi sbaglio e lui si sente offeso?
Anastasia Filippi
Fonte: LifeSiteNews
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