La Gaystapo ha preso di mira il giornalista inglese Jeremy Clarkson.
Osservatoriogender ci comunica che il sito web “Planet Transgender” ha lanciato una petizione on-line per chiedere al suo attuale datore di lavoro, “Amazon”, di cacciarlo immediatamente.
L’ex conduttore di “Top Gear”, un programma sulle automobili della BBC, sul “Sunday Times” del 24 gennaio ha osato scrivere:
“Ora dobbiamo rivolgere tutta la nostra attenzione alle persone che vogliono cambiare il loro nome da Stan a Loretta. Si comportano come i bambini: sognano sogni impossibili”.
Clarkson ha quindi sottolineato che, per quanto lo riguardava, le persone transgender “si trovavano solo su internet o nei posti più squallidi di Bangkok. Si chiamavano ladyboys” e che nella sua mente “non erano nulla più che un ricordo del momento finale dell’addio al celibato”.
Ha rivelato, inoltre, il suo shock di fronte al racconto di alcuni suoi amici, che gli avevano detto di aver invitato un ragazzino transgender alla festa di compleanno della loro figlia di soli otto anni: un bambino che all’età di 3 anni ha deciso di vestirsi e atteggiarsi da femmina e che i genitori hanno assecondato: “Sono rimasto inorridito. Volevo cercarli e spiegare che loro erano liberi di vivere una vita folle, (…) ma non per questo gli era permesso di avvelenare la mente di un bambino”.
Redazione