Elizabeth Johnston alias Activist Mommy (mamma attivista) secondo il suo nome di “battaglia”, è una infaticabile pro life americana, madre di 10 figli, impegnata a smascherare le bugie del femminismo e del gender in incontri dal vivo come anche su blog, facebook e gli altri social network. E’ quindi sgradita alla Gaystapo.
Con stile diretto e ironico non perde occasione per combattere le follie ideologiche contemporanee. Recentemente ha condiviso su Facebook un articolo di LifeSiteNews su un giudice dell’Ohio che si è rifiutato di approvare le modifiche ai dati anagrafici per adolescenti sessualmente confusi e si è visto, per questo, citare in giudizio. «Ecco come appare il bullismo nel 2018!», ha commentato la grintosa mamma nel suo post che accompagna il link. «“Normalizza la nostra malattia mentale o ti faremo causa!” Le piccole menti devono usare queste tattiche. Patetico!». Ha poi chiuso il post con l’hashtag #GenderInsanity.
Figuriamoci come l’ha presa la Gaystapo!
Facebook l’ha “rimproverata” per la pubblicazione di post contrari agli standard della comunità “sui discorsi di incitamento all’odio”. Ha quindi ricevuto un messaggio che l’avvisava del blocco totale del suo account per una settimana. Di queste “sanzioni” chi milita in ambiente pro life ha sicuramente esperienza. In risposta alla censura, sul blog della mamma attivista si legge: «Anche i sostenitori più inflessibili del transgenderismo parlano di “trattamento” ormonale o chirurgico e indicano il benessere mentale delle persone che si identificano con il sesso opposto come ragione per la quale bisognerebbe permettere di continuare il “trattamento”. Se non è una malattia, perché ha bisogno di un “trattamento”? […] Nessuno sta sostenendo l’odio nei confronti di qualsiasi altro gruppo di persone. Indipendentemente da come ci si possa sentire riguardo alla disforia di genere, è lungi dall’odioso affermare semplicemente un fatto».
I colossi della comunicazione si fanno sempre più paladini dei “diritti” LGBT, con la pretesa di difenderli perfino dalla realtà. Su Facebook, le bestemmie e i post denigratori verso i credenti sono liberi di circolare, ma se ci si azzarda a mettere in discussione, con argomenti scientifici, una teoria – sì, teoria – che contraddice le basi stesse della natura, si sta “incitando all’odio” e si merita di essere ridotti al silenzio. Se questo non è uso politico dei media, allora cos’è?
Redazione
Fonte:
LifeSiteNews