10/12/2021 di Manuela Antonacci

Gender a scuola. A Chiavari l’assemblea di Istituto si tinge di arcobaleno

L’ondata dei corsi gender nelle scuole non si arresta. Al Marconi Delpino di Chiavari infatti, con la scusa dell’assemblea di istituto, presentata in teoria come “assemblea su tematiche sociali”, il 14 dicembre ci sarà il solito bombardamento a tappeto, tramite collegamento online, sulla concezione della sessualità legata alla fluidità di genere.

Ovviamente non è previsto, manco per sogno, un contraddittorio. Il programma, infatti, comprende tematiche che spaziano da non ben precisate lezioni di “educazione sessuale” al "genere oltre il binarismo”, passando per "la fluidità di genere", "la transizione di genere", "effetti psicologici e sociali".

E, dulcis in fundo, tutto questo sarà tenuto da tale Giulia Tracogna, psicologa clinica a dir poco di parte. Basta dare un’occhiata al suo profilo facebook, in cui si schiera apertamente a favore dell’ideologia gender: “Da molti anni la comunità scientifica concorda sul ritenere la variabilità di orientamenti e di identità di genere un aspetto normale nella diversità umana. Purtroppo ancora oggi – prosegue - le persone che si rivolgono a noi hanno incontrato professionist* con alto pregiudizio nei confronti della comunità LGBTQIA+ e delle CNM”. Mentre in un post del 7 luglio afferma: “Il Pride month è finito. Con i primi di luglio gli arcobaleni scompaiono, i discorsi virano su altri temi e molte persone, con le loro identità e i loro orientamenti, tornano nell’invisibilità”.

Non sono precedenti da poco, questi, perché sappiamo bene che, in queste situazioni, i relatori impostano i loro discorsi e le loro “lezioni” come se stessero trasmettendo un sistema di valori vero e proprio, ovvero decidendo autonomamente e trasmettendo ai ragazzi cosa è normale e cosa no e cioè come debbano pensarla in un campo personalissimo, come la sfera della morale e della sessualità, in cui bisognerebbe entrare, in punta di piedi, a prescindere da chi avvia certi discorsi.

Proprio per questo, scegliere la scuola come luogo di confronto su certe tematiche così delicate è quantomeno imprudente, tanto più se lo si fa con l’evidente intenzione di veicolare determinate ideologie.

 

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