Una mozione trasversale, redatta anche grazie alla consulenza esterna di ProVita, con cui la Regione Basilicata dimostra che anche nelle istituzioni il buon senso può prevalere sulle preclusioni ideologiche e sulla follia gender.
A Potenza, il 21 luglio 2015, è stata presentata detta mozione in Consiglio Regionale.
Per il momento condivisa da ben nove Consiglieri su ventuno, essa si propone l’intento di impegnarsi affinché nelle scuole di ogni ordine e grado in Basilicata:
«- non venga introdotta la “teoria del gender” e che venga rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario ai sensi dell’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dei decreti che riconoscono le scelte educative dei genitori (artt. 1.2, 3.3 e 4.1 del DPR 275/99, art. 3 del DPR 235/97, artt. 2.3, 2.6 e 3 del DPR235/2007 e il Prot. AOODGOS n. 3214 del 22.11.2012);
«- sia oggetto di spiegazione e di studio la ragione per la quale la nostra Costituzione, all’art.29, privilegi la “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”, della quale “riconosce” gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione;
«- si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne consegue. In questo modo gli studenti impareranno anche che la madre e il padre, nella famiglia, ancor più che nel mondo del lavoro o in altri contesti, apportano la loro propria ed insostituibile ricchezza specifica;
«- si educhi al rispetto del corpo altrui ed al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale ed affettiva. Questo implica che si tenga conto delle specificità neurofisiologiche e psicologiche dei ragazzi e delle ragazze in modo da accompagnarli nella loro crescita in maniera sana e responsabile, prevedendo corsi di educazione all’affettività e alla sessualità, concordati con i genitori e non imposti senza alcuna informazione al riguardo e senza consenso esplicito e consapevole.»
I firmatari della Mozione sono: – in prima firma il Consigliere regionale dei Popolari (PPI – PPE) Aurelio Pace; – a seguire, in ordine, Paolo Castelluccio (FI – Forza Italia), Gianni Rosa (Fratelli d’Italia), Achille Spada (PD – Partito Democratico), Franco Mollica (UDC – Unione di Centro), Michele Napoli (FI – Forza Italia), Nicola Benedetto (CD – Centro Democratico), Luigi Bradascio (PP – Pittella Presidente) e Carmine Miranda Castelgrande (PD – Partito Democratico).
Fonti interne riferiscono che sarebbero stati attenzionati anche i due Consiglieri regionali del M5S, i quali non hanno voluto firmare la Mozione.
Alcuni Consiglieri regionali, precisamente altri tre del Centro Sinistra, si sono detti invece interessati alla Mozione ma hanno (diligentemente) chiesto tempo per potersi documentare meglio. Ciò dimostrerebbe che non sono solo le famiglie a non aver idea di cosa sia la “teoria del gender”, ma anche la Politica non ha ben chiaro cosa si vorrà insegnare ai nostri bambini nelle scuole, tutto senza alcun consenso informato e consapevole.
La Mozione è stata accompagnata da un vasto ed imparziale dossier informativo, per consentire così, a tutti i Consiglieri regionali chiamati a pronunciarsi, di potersi ben documentare al fine di decidere liberamente, secondo coscienza e scienza, fuori dai “diktat delle lobbies”.
A quanto pare – al momento in cui scriviamo – la Mozione non sarà discussa, rinviando alla prossima data utile il dibattito. Visto il tema etico (valori non negoziabili) e data la larga e trasversale condivisione del Documento (da Destra a Sinistra), possiamo pensare in un’approvazione futura della stessa, questo a patto che i Partiti non interferiscano “violentando”, ancora una volta, le coscienze dei Consiglieri.
CdP Ricciotti
Ecco il testo completo della mozione:
Premesso che:
– la “Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (Costituzione italiana, art. 29);
– con l’espressione “società naturale”, i Padri costituenti, mediante la Carta fondamentale, hanno voluto chiaramente affermare che la famiglia è una realtà che preesiste al diritto, una oggettiva realtà che il diritto non crea;
– la famiglia è inequivocabilmente una realtà, un “elemento fondamentale” dell’organizzazione sociale e dell’esperienza umana;
– la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna rappresenta l’unica istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita;
– la “famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società” e, in quanto tale, “ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”, come stabilito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (10.12.1948, art. 16, § 3);
– è compito della famiglia – “società naturale fondata sul matrimonio” fra un uomo ed un donna – trasmettere la vita, i valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo ed il benessere dei propri componenti;
– le istituzioni devono, perciò, provvedere allo stanziamento di fondi pubblici per garantire quanto finora premesso e non per, al contrario, finanziare programmi di indottrinamento che vanno contro il diritto stesso;
– non si ha intenzione di sollevare polemiche politiche bensì di sollecitare l’aula al rispetto, alla luce di quanto finora esposto, della vita umana, delle famiglie, dei bambini e, infine, del diritto.
Considerato che:
– ci troviamo, oggi e purtroppo, davanti ad alcuni interrogativi mai sorti prima poiché oggettivamente illogici ed anti-scientifici: Maschio o femmina si nasce o si sceglie di diventarlo? O, più in generale, che cosa è la persona umana? È una struttura dotata di una precisa identità sessuata, maschile o femminile, oppure è un’entità astratta, modellabile nel tempo in base al desiderio ed alla libera scelta dell’orientamento sessuale di un soggetto?
– è nostro dovere non glissare su tali pretestuosi interrogativi ma tutelare società, famiglie e bambini, preso atto dell’esistenza della “teoria del gender” che pone gli interrogativi su accennati e numerosi altri ancora;
– la “teoria del gender” afferma, infatti, che le differenze biologiche fra maschio e femmina hanno poca importanza e ciò che conta sarebbe il proprio “genere”, ossia la percezione che una persona avrebbe di sé;
– la “teoria del gender” vuole, come imposizione dall’alto, che tutti noi, compresi i bambini, non diciamo più “io sono maschio” o “io sono femmina”, ma “io sono come mi sento”;
– basti pensare che Simone de Beauvoir, ideologa del “genere”, pronunciò la famosa frase “donne non si nasce, lo si diventa”;
– tali teorie non sono solamente contrarie al diritto naturale (tutelato dalla Carta fondamentale secondo le intenzioni esplicite dei Padri costituenti), ma sono anche anti-scientifiche. L’umanità è sempre stata caratterizzata da un chiaro dimorfismo sessuale (differenza morfologica fra individui appartenenti alla medesima specie ma di sesso differente), maschio/femmina, il cui determinante biologico è rappresentato dal cromosoma Y: la sua presenza costruisce il maschio, la sua assenza realizza la femmina;
– la promozione della “teoria del gender” nelle scuole potrebbe essere attuata mediante progetti chiamati educativi, che vorrebbero promuovere codeste pretese per renderle invece “norma”;
– le famiglie ordinariamente non hanno neanche idea di cosa sia questa “teoria del gender” e di cosa si vuol insegnare, oggi ed in futuro, ai propri bambini, così sottoponendo, di fatto, genitori e figli ad un vero inganno voluto dalla disinformazione sull’argomento;
– in alcune scuole vengono proposte, e si vorrebbero imporre per legge, fiabe come “Perché hai due mamme”, “Perché hai due papà” o altre che promuovono apertamente la transessualità come “Nei panni di Zaff” o “Il bell’anatroccolo” che indirettamente invitano i bambini e gli studenti a “scegliere il proprio genere”, ignorando le proprie origini biologiche;
– questo tipo di insegnamento oggettivamente confonde e ferisce la crescita e l’innocenza dei bambini;
– il sesso rimanda a criteri biologici, ovvero tutte quelle caratteristiche anatomiche e fisiologiche che indicano se si è maschi o se si è femmine, mentre il “genere” sarebbe un costrutto psicologico che cambierebbe e si modificherebbe a seconda delle epoche e dei contesti culturali.
Ciò premesso e ciò considerato, i firmatari si impegnano affinchè nelle scuole di ogni livello e grado in Basilicata:
– non venga introdotta la “teoria del gender” e che venga rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, riconoscendo il suo diritto prioritario ai sensi dell’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dei decreti che riconoscono le scelte educative dei genitori (artt. 1.2, 3.3 e 4.1 del DPR 275/99, art. 3 del DPR 235/97, artt. 2.3, 2.6 e 3 del DPR235/2007 e il Prot. AOODGOS n. 3214 del 22.11.2012);
– sia oggetto di spiegazione e di studio la ragione per la quale la nostra Costituzione, all’art.29, privilegi la “famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”, della quale “riconosce” gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione;
– si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne consegue. In questo modo gli studenti impareranno anche che la madre e il padre, nella famiglia, ancor più che nel mondo del lavoro o in altri contesti, apportano la loro propria ed insostituibile ricchezza specifica;
– si educhi al rispetto del corpo altrui ed al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale ed affettiva. Questo implica che si tenga conto delle specificità neurofisiologiche e psicologiche dei ragazzi e delle ragazze in modo da accompagnarli nella loro crescita in maniera sana e responsabile, prevedendo corsi di educazione all’affettività e alla sessualità, concordati con i genitori e non imposti senza alcuna informazioni a riguardo e senza consenso esplicito e consapevole.
Ecco una breve rassegna stampa:
Il Quotidiano della Basilicata
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’