Le manifestazioni di piazza hanno sconfitto gli ideologi gender.
La settimana scorsa abbiamo dato notizia del milione di colombiani che hanno pubblicamente protestato contro il tentativo, da parte del governo, di imporre nelle scuole la teoria gender in nome della tolleranza e del rispetto.
La partecipazione della gente – genitori e figli, docenti e studenti, educatori, religiosi, sacerdoti, vescovi, politici, professionisti e così via – è stata enorme ed ha conseguito l’effetto desiderato: l’esecutivo ha reso noto che per il momento qualunque tentativo di violare il diritto prioritario dei genitori di educare i figli in base ai propri valori verrà cassato.
Il presidente Santos, che ora cerca goffamente di recitare la parte dell’ignaro di tutto, ha invitato al dialogo tra le parti e ha rassicurato l’opinione pubblica promettendo che il Ministero dell’Istruzione, guidato dalla ministra lesbica Gina Parody, non promuoverà alcuna politica basata sull’ideologia gender.
Il manuale finito al centro delle polemiche (“Orientamenti sessuali e identità sessuali non egemoniche nella scuola“) aveva il sigillo dell’esecutivo ed era stato elaborato con la collaborazione di UNFPA e UNICEF (ovvero dalle Nazioni Unite).
La buona notizia che ci arriva dalla Colombia è ovviamente fonte di speranza e ci aiuta a riflettere su alcune questioni.
Primo: non tutto è già deciso e irrimediabile. Se si hanno le idee chiare e si combatte con convinzione, determinazione e perseveranza, le battaglie si possono vincere. Le manifestazioni colombiane hanno mostrato al governo che esiste un popolo vigile, non disposto a rassegnarsi quando in gioco c’è il destino dei propri figli ed il futuro del Paese.
Secondo: non sembrano esserci state defezioni e prese di distanza nel fronte di quanti hanno avversato l’ideologa gender. La Conferenza episcopale colombiana e la Nunziatura vaticana, ad esempio, hanno appoggiato senza riserva alcuna i manifestanti e molti ecclesiastici sono scesi in piazza, peraltro in compagnia di rappresentanti di altre confessioni religiose. Uniti si vince.
Terzo: i “poteri forti” hanno i piedi d’argilla. Non sempre riescono a vincere. Se ad avversarli vi sono realtà ed associazioni senza doppi fini e ben organizzate, i prepotenti tremano, vacillano e alcune volte cadono pure. Dobbiamo ricordarci bene che sì, i complotti esistono, ma non è detto che riescano sempre. I malvagi ci sono ed operano, ma in quanto uomini anche loro possono sbagliare strategia e venire spodestati.
Redazione
Fonte: Actuall