Oggi alle 11:30, davanti al Ministero dell’Istruzione a Roma, i rappresentanti delle associazioni pro famiglia, con alcune centinaia di persone pacifiche e determinate hanno inscenato un sit in di protesta visto l’atteggiamento ambiguo e ipocrita del MIUR rispetto alla diffusione dell‘ideologia gender nelle scuole.
Dopo le giuste polemiche polemiche sollevatesi intorno alla legge 107, la famosa “Buona scuola” di Renzi (che di buono non ha proprio niente: basta sentire il malcontento che ha ingenerato tra docenti e discenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado), il MIUR non ha fatto altro che negare, sminuire, tranquillizzare le famiglie e la società civile che si è radunata il 20 giugno scorso a San Giovanni, e il 30 gennaio al Circo Massimo.
Al Ministero hanno detto e ripetuto, prima che “il gender non esiste“, poi che le circolari attuative avrebbero garantito la massima neutralità delle istituzioni scolastiche rispetto alle teorie gender tanto di moda al momento.
Ebbene: come spesso accade alle parole non sono seguiti i fatti. Anzi come abbiamo già scritto, i progetti ispirati all’ideologia gender continuano ad essere imposti a tutti i ragazzini, e i documenti che il Ministero dell’Istruzione sta elaborando per l’attuazione del comma 16 della riforma scolastica, prevedono l’inserimento nei Piani Triennali dell’Offerta Formativa di corsi e attività fondate proprio sulla presunta “identità di genere”, che è la chiave neolinguistica che serve per veicolare l’idea che il sesso biologico sia una questione ormai superata. Vanno considerati i 70 e passa “generi” che gli ideologi LGBTQIA(...) pretendono siano presentati come “naturali” a uomini, donne e bambini: l’ideologia gender, appunto.
Nel Manifesto del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, sottoscritto anche da ProVita, che i dimostranti hanno presentato al Ministro Giannini si chiede, in particolare:
1) l’obbligo in capo alla scuola di richiedere il consenso informato preventivo alle famiglie in forma scritta a inizio anno, comprensivo dei dettagli di svolgimento di ogni attività progettata;
2) l’esonero di alunni e studenti dalle attività non condivise dalla famiglia con diniego di consenso informato;
3) la predisposizione di attività scolastiche contemporanee e alternative a quelle per cui la famiglia non abbia prestato consenso.
Redazione
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