Un altro episodio della ridicola, tragica e triste battaglia legale che abbiamo rinominato ‘gender al WC’ (per avere un rapido quadro di sintesi, si veda qui).
Protagonisti dodici Stati americani, che hanno deciso di opporsi alla deriva autoritaria e incostituzionale di Obama che vuole imporre per legge bagni e spogliatoi e dormitori “gender free”. Cioè imporre che quelli femminili siano aperti a chi “si sente” donna, a prescindere dagli attributi di cui l’ha dotato madre natura.
Alabama, Arizona, Georgia, Idaho, Louisiana, Maine, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, West Virginia e Wisconsin hanno infatti presentato un ricorso contro l’amministrazione Obama alla Corte federale, nel quale sostengono che le direttive che impongono il “rispetto dell’identità di genere” o, meglio, della sua non-identità nell’utilizzo delle toilette, degli spogliatoi pubblici, e dei dormitori non hanno alcuna base di legalità e, anzi, sono contrarie alla Costituzione americana.
Gli Stati accusano l’amministrazione Obama, nelle carte del ricorso, di voler creare “veri e propri laboratori per portare avanti un esperimento sociale di massa“, violando le norme sulla protezione dei minori e sulla difesa della privacy, e violando i limiti al suo potere di interferire nelle legislazioni degli Stati federati imposti dalla Costituzione americana.
La popolazione transgender è infinitesimale rispetto al numero dei predatori sessuali che già approfittano dove possono di spogliatoi e dormitori misti per dar sfogo alle loro perversioni criminali.
Al ricorso potrebbe unirsi anche la North Carolina, il cui governatore si era scontrato direttamente con il Dipartimento di Stato nelle scorse settimane.
Tra gli Stati che hanno fatto ricorso contro Obama, il Texas ha denunciato anche i “cambiamenti enormi nel funzionamento delle norme scolastiche“ non solo relativamente ai bagni, di cui avevamo dato qualche esempio qui.
Enzo Pennetta, sul suo blog, aveva lanciato in proposito una provocazione: dovremmo tutti iniziare a frequentare bagni e spogliatoi del sesso opposto, adducendo come scusa l’essere “gender fluid” e il sentirsi, quel giorno, in quel momento, in quel modo...
Oltre ad essere assurdi, questi cambiamenti sono giudicati dal Texas e dagli altri Stati che hanno fatto ricorso come illegittimi: il governo, in sostanza, non ha alcuna autorità per imporli. E’ una prevaricazione dell’autonomia degli Stati federati. Per di più l’amministrazione Obama ha minacciato di togliere i fondi federali alle scuole e agli Stati che non si fossero adeguati vietando le “discriminazioni basate sul sesso” (sappiamo che molti preferirebbero la parola ‘gender’ ma noi siamo affezionati alla verità, ndr) nelle scuole e nei luoghi pubblici. Insomma: chi non abolisce la distinzione dei wc per maschi e femmine, non prende finanziamenti federali.
Si sta facendo una battaglia legale abnorme per affermare l’ovvio. Ovvero che nelle toilette e negli spogliatoi e nei dormitori ci sono delle esigenze igieniche e di privacy che esigono che si rispetti il sesso biologico dell’individuo.
La toilette, insomma, rimane uno dei peggiori nemici dell’ideologia gender... assieme alla natura e alla realtà!
Fonte: LifeSiteNews
Anastasia Filippi
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