07/11/2015

Gender... al WC (non è da ridere, è roba seria)

Luca Volonté, CEO della Fondazione Novae Terrae, ci comunica via newsletter una notizia che può essere presentata come una vittoria del buon senso contro l’ideologia gender.

I legislatori votanti a Houston hanno respinto la Ordinanza sui Bagni, Houston’s Proposition 1 Bathroom Ordinance.

Sì. Ordinanza sui bagni, intesi come toilette, WC. Infatti i bagni pubblici – e principalmente quelli scolastici – risultano essere luoghi di discriminazione eterosessista: normalmente sono per maschi o femmine.

La legge che è stata bocciata prevedeva che ogni persona ‘ gender fluid’, avrebbe potuto scegliere in qualunque giorno dell’anno e in qualunque momento della giornata se recarsi nel bagno (o negli spogliatoi delle palestre) delle femmine o dei maschi.

Il serio problema fu sollevato anche al Parlamento italiano quando l’onorevole Vladimiro Guadagno, in arte Luxuria, ebbe a che dire perché alcune sue colleghe lo ritenevano inidoneo a frequentare il bagno delle donne.

E in Canada, un’università molto democratica e sensibile al gender gap aveva abolito la distinzione tra docce per maschi e per femmine. (Hanno dovuto poi correre ai ripari, visto che – come natura vuole – gli ormoni degli studenti e la goliardia hanno creato una miscela esplosiva e decisamente poco rispettosa della privacy delle ragazze...)

WC_genderVolonté si chiede  quanto il grande G.K. Chesterton avrebbe riso e ironizzato su queste notizie. Invece è roba seria: bisogna per legge imporre l’obbligo di rispettare la fluida identità di genere sino al punto di consentire (o meglio di obbligare a rispettare) la decisione istintiva e volubile di studenti e avventori di locali.

Purtroppo queste vicende hanno un risvolto molto serio: dimostrano come l’ideologia gender sia intollerante verso la diversità e la non omologazione. Non si tratta qui di  combattere le ingiustizie che derivano dalle differenze (sulla qual cosa siamo tutti d’accordo). Si vogliono proprio eliminare le differenze, o meglio, far finta che non esistano, negarne la oggettiva realtà. Fino a calpestare i diritti (in questo caso alla privacy) delle persone, per non parlare di certe regole igieniche che – nella fattispecie – potrebbero non essere del tutto irrilevanti.

Scrive Volonté: “senza nessuna intenzione offensiva nei confronti di alcuno, potremmo dire la che la ‘lotta del cesso’ a Houston come a Roma, dimostra quanto alcune ideologie vogliano trascinare l’umanità in un buco scuro, persino maleodorante”.

Intanto c’è già chi incoraggia i ragazzi a  diventare  cheerleeders, majorette: con gonnellino e pon pon in mano. E chi non se la sente è omofobo e  “pieno” di stereotipi.

Redazione

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