07/08/2015

Gender – Chi vi si oppone ottiene successo: bisogna contrattaccare

La società civile si è accorta dell’avvelenamento culturale intrapreso dall’ideologia gender.

In Italia la massima evidenza di ciò si può riscontrare nella grande manifestazione del 20 giugno a Roma.

Ma anche negli altri Paesi europei le coscienze si sono svegliate e si sono intraprese iniziative e azioni politiche per arginare questa deriva contro quella che – a parere di chi scrive – andrebbe chiamata non tanto e non solo “il gender” (come fosse un orco cattivo, con gambe e braccia), ma “cultura della morte” e “relativismo etico”, cioè quello che è il brodo di coltura anche delle “gender theories”.

Comunque anche Lupo Glori su Corrispondenza Romana nota che “la mobilitazione internazionale contro il gender inizia a dare i suoi frutti e sembra preoccupare, non poco, i suoi promotori, al punto da spingerli a redigere un’approfondita ed allarmata analisi della situazione, per individuare le falle della propria strategia e passare al contrattacco”.

E cita un articolo dell’ “European Dignity Watch”, dal titolo Gender Activists Alarmed: New Report on the Anti-Gender Mobilizations in Europe, in cui Gabriele Kuby (nella foto), una nota sociologa tedesca, ha reso noto la pubblicazione, con il sostegno finanziario del Parlamento europeo, di un corposo dossier di 146 pagine, intitolato “Gender as simbolic glue. The position and role of conservative and far right parties in the anti-gender mobilization in Europe”.

Dice Glori: “Gli autori del documento esprimono la loro viva preoccupazione per l’inaspettata e crescente opposizione alle politiche del gender, scrivendo: «Movimenti anti-genere vogliono affermare che la parità di genere è un “ideologia”, e introdurre i termini ingannevoli di “ideologia di genere” o “teoria del genere”, che distorcono i risultati della parità di genere … Questo fenomeno ha conseguenze negative per la legislazione in materia di parità di genere. In tale prospettiva, il rapporto “Gender as simbolic glue” si propone di offrire raccomandazioni politiche per il fronte progressista affinché possa resistere contro l’attivismo politico fondamentalista».

... Lo scopo finale del dossier è quello di dare vita a un efficace programma di contro attacco nei confronti degli oppositori del gender”.

Dalla “Marcia per la Vita” tedesca del 2008, contro l’aborto, alle politiche ungheresi pro life, dai movimenti di piazza come la “Manif pour tous” in Francia o “Demo für alle” in Germania, ai referendum popolari tenutisi in diversi paesi europei riguardo le legislazioni contro la famiglia, alle posizioni “anti-gender” delle Conferenze episcopali cattoliche, lo studio indica chi sono “i cattivi” nemici del gender.

Ancora Glori: “Per ognuno dei cinque paesi analizzati lo studio, dopo una breve premessa generale, dedica quindici differenti paragrafi tematici” tra cui “nel penultimo paragrafo il documento suggerisce una serie di raccomandazioni specifiche per passare al contrattacco”. 

E quindi: “Gli autori individuano una serie di punti deboli, comuni a tutti i paesi esaminati, riguardo l’attuale strategia pro gender, in particolare: «la difficoltà di costruire una risposta ideologica ai conservatori; la mancanza di una campagna pubblica contro il discorso anti-gender; l’incapacità di articolare un programma progressista sulla base dell’esperienza della gente comune». Il report si chiude, infine, con un minaccioso elenco, in ordine alfabetico, di ventitre persone, evidentemente da “tenere d’occhio”, in quanto impegnate in prima linea contro le politiche di gender, nei cinque paesi presi in analisi”.

E alla fine conclude: “La pubblicazione di tale report, se da un lato svela le crepe e le fragilità di una ideologia costruita sulle menzogne e la mistificazione, dall’altro dimostra la tenacia e la capacità organizzativa dell’offensiva gender. L’intenzione principale dei redattori è infatti quella di identificare carenze tattiche degli avversari per rilanciare la propria traballante strategia. Il gender non è infatti solamente un’elucubrazione teorica, ma prassi e azione politica scientificamente pianificata. Tuttavia, nella dura guerra culturale in atto i difensori dell’ordine naturale hanno un alleato unico e formidabile, la verità: scientifica, naturale e morale”.

Redazione

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