Continua la saga delle favole gender. L’ultima arriva dalla Gran Bretagna, ed è un remake della celebre fiaba dei fratelli Grimm, Cenerentola, stavolta riadattata in chiave LGBT da Olly Pike, un giovane londinese che con il suo “Cenerentolo” vuole, a suo dire, rompere il muro dei pregiudizi nei confronti dei differenti tipi di orientamento sessuale.
Come apprendiamo, infatti, nella nuova versione Cenerentola si trasforma in Jamie, una bambina orfana e povera che è vittima delle angherie dei suoi fratelli. Ma in più a tormentarla, mentre è impegnata nella classica ricerca del principe azzurro, è la relazione con il proprio corpo. La nostra Cenerentola del 2015 infatti, è soprattutto alla ricerca della sua vera identità sessuale, che ritrova improvvisamente quando si presenta al gran ballo vestita da ragazzo, con i capelli corti e il frac. Addio zucca, fatine e topini. Addio all’abito con la crinolina e addio alla scarpetta di cristallo. La nuova Cenerentola gender si sente più a suo agio in panni che non sono i suoi.
Le varianti frutto della creatività del giovane Olly hanno ovviamente il benestare delle locali associazioni LGBT, che tanto investono nel promuovere questo nuovo tipo di modelli ed educazione nei confronti dei ragazzi.
E cosa c’è di meglio, infatti, di una bella fiaba per educare i bambini ai nuovi modelli sociali e per inculcare in loro la convinzione che la sessualità non è un semplice attributo biologico ma un accessorio da scegliere, come un vestito?
Il tutto ovviamente in perfetta linea con il diktat culturale imperante, totalmente asservito a favorire e incentivare la diffusione dell’ideologia gender. Ma nessuno ha pensato che anche il novello “Cenerentolo”, prima o poi, dovrà fare i conti con lo scoccare della mezzanotte? E allora chissà come farà con la scarpetta...
Anastasia Filippi