Il Premio di Letteratura per i Ragazzi è giunto quest’anno alla 37esima edizione e, forse per non venire meno al gender mainstreaming, ha registrato tra i libri finalisti dedicati ai bambini delle elementari anche il testo di Giorgia Vezzoli: “Mi piace Spiderman... e allora?“.
Tale Premio è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cento e la Cassa di Risparmio di Cento S.p.A ed è riservato a libri in lingua italiana – originali o tradotti – destinati a bambini e ragazzi tra i 6 e i 15 anni.
“L’organizzazione – si legge nel Bando per il 2015 – effettuerà una prima scrematura eliminando i lavori che non rientrano nelle indicazioni previste dal presente Regolamento. Successivamente i lavori concorrenti verranno valutati da una Giuria tecnica che sceglierà le terne delle opere finaliste: una destinata agli alunni della scuola primaria e l’altra agli studenti delle scuole secondaria di primo grado. La Giuria Tecnica è composta da educatori, pedagogisti, giornalisti, esperti di letteratura giovanile e di comunicazione“.
Ebbene, è proprio in queste terne di opere finaliste che è andato a nascondersi il gender, velato sotto la lotta agli stereotipi di genere. Tuttavia, “[...] il titolo “Mi piace Spiderman…e allora?” di Giorgia Vezzoli – commenta Mirko De Carli – non è passato inosservato e ha fatto sorgere qualche interrogativo ad alcuni attenti genitori. Un rapido approfondimento ha svelato il pensiero di una scrittrice il cui unico intento è scrivere contro i famosi stereotipi di genere, raccontando ai bambini, attraverso parole semplici e disegni accattivanti, come ognuno di noi fin da piccolo possa decidere di essere quello che si sente indipendentemente dal dato biologico. Questo titolo è edito da Settenove, una nuova casa editrice indipendente per ragazzi, che si definisce contro gli stereotipi e la violenza di genere. I bambini delle scuole aderenti al progetto, sentiranno pertanto raccontare in classe di Cloe, una bambina di 6 anni che si sente discriminata per il fatto di preferire eroi tipicamente maschili, che ama giocattoli e abbigliamento maschili e che, incontrando le amiche dei genitori in partenza per la Svezia per coronare il loro amore con un matrimonio negato in Italia, arriverà a concludere: «Adesso so che quando sarò grande potrò avere un fidanzato oppure una fidanzata»“.
Tutto chiaro, no? Se sei una bambina e non ti piacciono bambole e lustrini è perché probabilmente sei lesbica. La questione però non è – almeno nella penna dell’autrice del testo in questione – troppo problematica, se non fosse che l’Italia è arretrata e che quindi è necessario andare all’estero per ‘sposarsi’ con una persona del proprio sesso. Ma per il resto non ci sono problemi: ognuno è libero di scegliere ... sempre e comunque, indipendentemente dall’età. Questo è il messaggio che viene passato ai nostri bambini.
Nel contempo è la fine di ogni responsabilità educativa e di guida degli adulti nei confronti delle giovani generazioni, e la vittoria del “Prohibido prohibir“ di sessantottina memoria. Il tutto in salsa gender, per non farsi mancare nulla.
Redazione