«Annullare le differenze tra uomini e donne, riducendo il gender gap»: l’ideologia gender continua a farsi propaganda.
Per esempio, poco tempo fa, è apparso sull’Huffington Post un articolo molto interessante, dal titolo: “Gli uomini che mantengono la famiglia molto più ansiosi e meno in salute”: la ricerca sugli effetti delle responsabilità non condivise.
Il pezzo, un vero inno al gender, riporta i risultati di una ricerca condotta dalla sociologa Christin Munsch, della University of Connecticut, presentata all’Annual Meeting of the American Sociological Association.
La Munsch e il suo team hanno effettuato un sondaggio riguardante coppie etero sposate dal 1997 al 2011 e hanno analizzato le loro entrate economiche. Dai risultati sarebbe emerso che «[...] il benessere fisico e psicologico degli uomini era ai minimi (sotto di 3,5% rispetto al normale) negli anni in cui erano i soli a mantenere la famiglia». Insomma: nel momento in cui l’uomo aveva il peso economico della gestione della famiglia interamente sulle proprie spalle, non stava bene.
«Quando sei uno che porta il pane a casa, gli standard di vita della tua famiglia dipendono dal tuo salario e la pressione sale. Affronti questo compito come se fosse obbligatorio e con preoccupazione. Le donne, invece, hanno un approccio diverso: per loro contribuire alla famiglia è spesso una opzione, un’opportunità. Si sentono orgogliose di poterlo fare e non si preoccupano delle opinioni altrui nel caso non ci riuscissero», ha spiegat0 l’autrice.
L’articolo dell’Huffington e il commento della Munsch continuano andando ad attaccare il presunto stereotipo del pater familias che mantiene moglie e figli, e sostiene che – anche in questo campo – il gender gap va ridotto. Per motivi di salute, ovviamente.
Non è invece normale che la responsabilità di una famiglia produca una certa ansia, soprattutto se le entrate non sono pienamente sufficienti a mantenerla? No, questo non è contemplato. La conclusione è invece che vanno ridotte le “differenze di genere”, il gender gap, tra uomo e donna: tutti devono fare tutto e non devono più esservi distinzioni di ruolo.
Ma per annullare le differenze bisogna ignorare, “annullare” la realtà: uomini e donne sono diversi e, per questo, si sono via via strutturati comportamenti differenti tra l’uno e l’altro sesso.
Gli “stereotipi” sono modelli. Come tali, ce ne sono di positivi e di negativi. Lo stereotipo della donna oggetto, sexy a tutti i costi, e del macho sempre affamato di sesso – per esempio – sono stereotipi da combattere e da decostruire. Ma ci sono dei modelli di donne-madri e di uomini-padri (guardiamo ai nostri nonni...) che si basano sull’evidente differenza sessuale e che hanno come obiettivo quello di valorizzare le peculiarità di uomini e donne, nell’intento di favorire la loro realizzazione e di creare una società di persone felici.
Teresa Moro