Nell’ultimo periodo abbiamo pubblicato una serie di articoli sul ddl contro l’omofobia in discussione al Consiglio Provinciale di Trento, sul recente dibattito in tema di omosessualità in una scuola paritaria cattolica cittadina e sull’introduzione del gender nelle università ma soprattutto nelle scuole trentine, che – la notizia è degli ultimi giorni – pare di fatto diventare obbligatorio, a meno che gli studenti non presentino la giustificazione d’assenza.
Naturalmente questa non intende essere una mera cronaca di fatti locali, bensì una testimonianza valida a livello nazionale: il Trentino, in questo momento, pare infatti fungere da apripista per tutta una serie di sperimentazioni che a breve – non serve un così spiccato senso osservativo per presumerlo – troveranno attuazione anche a livello nazionale.
Ebbene, una settimana fa avevamo dato notizia del fatto che i genitori dell’Istituto Comprensivo di Aldeno-Mattarello erano riusciti, raccogliendo un cospicuo numero di firme, a bloccare i “percorsi di educazione alla relazione di genere” previsti per i ragazzi delle scuole medie. Corsi attivati dalla Giunta Provinciale e la cui gestione è stata assegnata al Centro studi interdisciplinari di Genere (CSG), che saranno attivati in 21 istituti comprensivi e superiori trentini (per un totale di ben 86 scuole).
Tuttavia, per venire incontro alle preoccupazioni ancora vive dei genitori, il primo ottobre si è svolta presso l’Aula Magna della Scuola Primaria di Mattarello una frequentata serata informativa (oltre un centinaio le persone presenti), dal titolo: “Educazione alla relazione di genere nella scuola trentina”.
Presenti in qualità di relatori Sara Ferrari, Assessore provinciale all’università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità e cooperazione allo sviluppo; Chiara Tamanini, dell’Iprase (Istituto provinciale per la ricerca, l’aggiornamento e la sperimentazione educativi); Barbara Poggio, Prorettrice dell’Università degli Studi di Trento e Luciano Malfer, Dirigente dell’Agenzia provinciale per la famiglia, la natalità e le politiche giovanili. A moderare l’incontro, durato circa tre ore, la Dirigente dell’Istituto Comprensivo Aldeno-Mattarello, Antonietta Decarli.
Per una sintesi complessiva dell’incontro rimandiamo all’articolo pubblicato da La Voce del Trentino, del quale riportiamo qui un passaggio emblematico del (basso) profilo contenutistico della serata: “[…] tutti e quattro i relatori hanno puntato il focus sulle disparità tra uomini e donne, con le seconde che – ci si conceda l’ironia – sarebbero fortunate se riescono a non essere uccise da uomini cattivi; che dovrebbero lottare per affermarsi (la frase “Auguri e figli maschi” per la Professoressa Poggio sarebbe assai significativa della cultura misogina in cui siamo immersi); che devono essere “belle e addormentate” e giocare con le bamboline per essere accettate; che sarebbero costrette a vestirsi di rosa; che dovrebbero farsi una colpa se sono più brave a scuola e se hanno un’indole che le porta verso le materie umanistiche, anziché verso quelle scientifiche; che sarebbero discriminate perché guadagnano meno in busta paga e che sono costrette a lavorare di più a casa; dulcis in fundo, che nella società e in politica non godono ancora della completa parità. I percorsi proposti nelle scuole trentine sarebbero quindi volti a sfatare questi terribili stereotipi, valorizzando tuttavia le differenze. Secondo una logica che – come evidenziato da un padre presente tra il pubblico – di fatto mira a una perfetta identità tra uomini e donne, se non addirittura a un’interscambiabilità”.
Una buona parte dei genitori presenti a Mattarello non sono sembrati convinti dei percorsi e hanno rivendicato a gran voce il diritto ad essere informati nel dettaglio su cosa verrà proposto ai loro figli e da chi, nonché il diritto a educarli secondo i valori familiari.
Il tutto in linea con diversi pronunciamenti nazionali e internazionali: l’articolo 30 della nostra Costituzione afferma infatti che: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”; l’articolo 26, comma 3, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo recita invece: “I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai propri figli”; infine, l’articolo 2 della Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali decreta che: “Lo Stato, nel campo dell’insegnamento, deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche”.
I genitori sono i primi responsabili dei figli, non c’è giustificazione scolastica che tenga.
Redazione
DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI
LEGALIZZAZIONE DELLE UNIONI CIVILI