Circa 200mila persone hanno marciato in Bolivia contro l’ideologia gender e a difesa della famiglia naturale.
Lo scorso 22 giugno, nella città di Santa Cruz de la Sierra, il centro economico del Paese, si è tenuta una grande manifestazione per chiedere l’abrogazione totale della legge sull’identità di genere approvata il mese scorso dal governo progressista e populista di Evo Morales.
Oltre 150 associazioni, unite nella Plataforma por la Vida y la Familia, hanno denunciato la decisione dell’esecutivo, sostenendo che, oltre ad un attacco mortale alla famiglia e all’educazione dei bambini, si tratta pure del primo passo per introdurre lo pseudo-matrimonio gay. Ma il popolo boliviano, quello che Morales dice di rappresentare, non ci sta, perché conserva ancora ragione e buon senso.
Per gli organizzatori non è accettabile che una minoranza imponga a tutta la popolazione una legge radicale e ideologica. Oltretutto, è palese come in questo caso il governo abbia ceduto alle insistenti pressioni degli organismi internazionali, che promettono aiuti economici solo nel caso in cui i Paesi bisognosi di aiuto applichino l’agenda della lobby LGBT.
Lobby – lo ricordano i promotori dell’evento – finanziate dagli Stati Uniti d’America e animate da un’ideologia sfrenatamente individualista ed edonista, tipica del mondo neo-liberista.
Con la marcia, il mondo pro-vita e pro-famiglia della Bolivia ha ribadito che farà tutto quanto gli sarà possibile per cassare una legge assurda e nociva. Nessuno odia le persone transessuali e transgender, né i gay. Ma non si possono accampare diritti inesistenti e pretendere con la forza che tutta la società vi si adegui: tutta la scienza e la chirurgia di questo mondo non possono realmente far cambiare sesso ad una persona!
La legge sotto attacco, come hanno detto i partecipanti, minaccia le basi stesse su cui si fonda il vivere civile. E i soggetti maggiormente esposti al pericolo sono i bambini, che potrebbero diventare vittime di un vero e propri lavaggio del cervello da parte dello Stato.
Come si vede, nonostante tutto, nel mondo c’è chi combatte senza paura per la verità. Un motivo in più per non scoraggiarsi e fare piuttosto fronte comune.
Federico Catani
Fonte: Actuall
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