I casi di come e quanto l’ideologia gender stia influenzando il modo di vestire delle persone non mancano: genderless, ungendered, agender, transgender... Per fare questa affermazione non è necessario andare a puntare il dito sul fatto che le donne non mettono più le gonne e vestono in maniera sempre più – talvolta troppo – mascolina, così come non vanno bandite dal mercato le camicie da uomo rosa: questi sono aspetti abbastanza superficiali e, ad avviso di chi scrive, ininfluenti.
La femminilità e la mascolinità nel modo di vestire passano da altri dettagli: anche nel vestire, infatti, una donna può trasmettere un concetto di purezza ed eleganza, così come l’uomo può far passare quello di sicurezza e dominio di sé.
Ebbene, tutto questo è destinato ad essere cancellato (nonostante il gender non esista, precisiamo): «Moda, il nuovo stile per un guardaroba agender – Capi confortevoli senza condizionamenti legati alla sessualità», titolava oggi la rubrica LifeStyle sull’Ansa.
Nell’articolo si legge: «La nuova estetica che ha dato vita al guardaroba maschile della primavera/estate 2018 [...] è legata ai concetti di agender, di comfort, di lusso che deriva dal fatto a mano. Il registro formale mixa lo sportswear, il naturale accoglie il tecnico (Patrizia Pepe), il chiaro enfatizza lo scuro, estivo e invernale si influenzano vicendevolmente. La perdita di confini e stagioni si rivela una strada allegramente vertiginosa per collezioni che impongono una nuova trasversalità di uso e di pensiero con capospalla che superano i condizionamenti del clima e della sessualità. Sempre più impattante, è un’estetica che volutamente si distanzia dagli standard di sesso, età e stagione [...]».
Qualcuno potrebbe vedere in questo (a)gender style un vantaggio: armadio unico per moglie e marito, salvo poi fare mente locale sul fatto che le taglie sono diverse... No, in tutto questo non c’è neanche l’ombra del guadagno, almeno non in termini sociali: la moda è solo uno dei tanti tasselli che vengono sfruttati per creare una società composta da persone asessuate.
Il binarismo sessuale – fonte inestinguibile di varietà e di ricchezza, nonché di vita – è il nemico da abbattere; la sicurezza rispetto alla propria identità e alla propria vocazione di uomo e donna va posta in discussione: così facendo si avranno persone fragili, perfettamente manipolabili. È la società del futuro di orwelliana memoria.
Pensare in maniera non conforme al diktat gender apre le porte allo spettro dello “psicoreato”, ne siamo consapevoli... ma provate a guardare – suggerisce la dott.sa De Mari – i modelli delle pubblicità, i poveri ragazzi costretti a depilarsi e vestirsi da donne e le ragazze condannate a negare le loro forme femminili: perché nessuno sorride mai?
Teresa Moro
Fonte: Ansa
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