La teoria gender pervade il testo dell’accordo di pace tra Colombia e Forze Armate Rivoluzionarie (Farc), firmato lo scorso 26 settembre tra gli applausi di tutto il mondo.
Abbiamo già visto che suddetto accordo, partorito sotto la guida della dittatura castrista cubana e sul quale i colombiani saranno chiamati ad esprimersi domenica 2 ottobre, favorisce politiche abortiste e lascia insoluto uno dei più gravi problemi del Paese: il narcotraffico. Senza considerare tutte le altre problematiche presenti.
Inoltre, ad un’attenta analisi del testo, si nota come l’ideologia gender la faccia da padrona: la parola ‘genere’, nelle sue varie sfumature, ricorre oltre cento volte. Fatto assai strano nel contesto di una trattativa con guerriglieri e terroristi... Eppure sappiamo che durante i negoziati è stata istituita una Sottocommissione di Genere composta da delegati governativi ed esponenti delle Farc.
Per spiegare il perché di un ‘approccio gender’ riguardo agli accordi di pace e come realizzarlo, è stato pubblicato un documento a domande e risposte in cui si afferma chiaramente l’obiettivo di far sì che «nell’applicazione dell’Accordo Generale e nello sviluppo dei programmi di costruzione della pace, uomini, donne, omosessuali, eterosessuali e persone con identità differenti, partecipino e possano beneficiare di uguaglianza di condizioni». «Si tratta – prosegue il testo – di stabilire misure per garantire il superamento dei divari sociali tradizionali che hanno reso la società colombiana diseguale e stigmatizzante». Insomma, con la scusa dell’emancipazione femminile, di fatto si supporta la creazione di organizzazioni femministe ed LGTBI.
La Procuratrice Delegata per la Famiglia, Ilva Myriam Hoyos, ha denunciato in uno scritto di oltre trenta pagine l’ideologia gender sottesa al trattato di pace ed ha evidenziato come i sottoscrittori abbiano creato le condizioni giuridiche per trasformare la società colombiana e promuovere politiche favorevoli all’agenda omosessualista.
Considerando poi che l’Accordo è immodificabile e che va accettato o rifiutato in blocco, i colombiani avranno una grande responsabilità quando si troveranno nelle urne per il referendum. Il governo sta facendo di tutto per far vincere il Sì. Tuttavia, una vasta porzione di opinione pubblica, guidata dall’ex presidente Álvaro Uribe e dall’ex Procuratore Generale della Nazione Alejandro Ordoñez, entrambi cattolici e conservatori, è fortemente contraria a quella che è a tutti gli effetti una resa alla guerriglia comunista.
Il milione di cittadini scesi in piazza il mese scorso contro l’indottrinamento gender a scuola dovrebbe tenere a mente l’inganno che si cela dietro la tanto abusata parola ‘pace’...
Federico Catani