02/06/2017

Gender – Negare la diversità è discriminazione (1)

Un contributo a Notizie ProVita da parte del professor Tonino Cantelmi, a proposito di gender e discriminazioni ingiuste : prima parte.

Educare al femminile e al maschile, partendo dalle differenze scientificamente fondate (in termini neurofisiologici e psicologici) tra maschi e femmine e di come queste differenze potrebbero essere raccolte e valorizzate in ambito educativo è a mio parere un giusto modo per opporsi alla tendenza ad omologare tutto, compreso l’inomologabile,  in nome di un “politically corret” che non vuole esporsi e affermare la verità per paura di essere tacciati come discriminatori o reazionari o retrogradi o altro.

Il dibattito è aperto a livello internazionale, già a partire dalle cosiddette scuole omogenee, che in molti paesi stanno ritrovando un nuovo interesse da parte delle famiglie e delle istituzioni. Non è forse una esperienza comune sperimentare quanto sia diverso avere a che fare con un maschietto o con una femminuccia? E da dove vengono queste predisposizioni che sembrano sorgere molto presto, come dimostrano per altro significativi studi della psicologia cognitiva? La suddivisione del ruolo maschile e femminile è sempre stata un’importante cardine sul quale si organizzano le società degli uomini. Cosa sia maschile, cosa femminile, di cosa si debba occupare un uomo e di cosa una donna, come educare bambini e bambine, sono tutti determinanti che già da soli dicono molto della società nelle quali esistono. Riconosciamo che è vero che, nel modo di concepire la mascolinità e la femminilità,  in questi ultimi cinquanta anni, il mondo occidentale abbia guadagnato una maggiore flessibilità e aderenza alla realtà, grazie al progresso dei diritti civili, al contributo della riflessione psicologica e, in questi ultimi tempi anche attraverso l’apporto di numerose ricerche scientifiche. Prima di allora la visione prevalente del maschile e del femminile era molto legata a ruoli rigidi, sociali e familiari, che ingabbiavano la realtà all’interno di schemi ideali e spesso ingiusti. Successivamente attraverso il processo di emancipazione della donna, le lotte per i diritti civili, il movimento del 1968 e la contestazione verso i ruoli autoritari, si è attaccata violentemente la differenza tra i due sessi, perché ritenuta portatrice delle discriminazioni e delle ingiustizie che si verificavano a livello sociale. Il mio parere è che in questo processo di cambiamento si siano abbattuti talmente tanti muri, da lasciare la casa in rovina, priva di un sopra e un sotto, della distinzione fra le varie camere, rendendola così, alla fine dei conti, meno abitabile. La conseguenza nefasta maggiore è la lacuna educativa. Senza punti di riferimento chiari e distinti il rischio è quello di non riuscire a fornire agli educandi ancora in formazione quella cornice di riferimento, quelle fondamenta che gli permetteranno poi in tutta libertà di sviluppare se stessi a partire da capisaldi fermi e solidi.

(continua)

Tonino Cantelmi

Fonte: Notizie ProVita,   febbraio 2015


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