Una gentile lettrice ci invia il seguente commento :
“Teoria del gender” è il nome che avete dato a un nemico immaginario. Usate il tipico “argomento dell’uomo di paglia”, ben noto in logica informale e in retorica: fornire una rappresentazione falsa e deformata delle idee dell’avversario per poterle confutare meglio. In nessuna scuola italiana, infatti, si tengono corsi dai contenuti istericamente descritti dalla madre nel video. La vostra è una strategia argomentativa disonesta, un po’ come quando si diceva che i comunisti mangiavano i bambini. Ma è una tecnica che vi si sta ritorcendo contro, perché la gente (almeno, la maggior parte) non è stupida e riconosce le manipolazioni. È inoltre riduttivo dire che il video ha fatto infuriare “il mondo LGBT”. Io non sono LGBT, e nemmeno la maggior parte delle persone che trovano questo video disonesto e grottesco.” (Lettera firmata)
Ringraziamo questa signora perché ci dà l’opportunità di chiarire questi dubbi, convinti come siamo della sua buonafede.
Ebbene, l’origine della “teoria del genere” (gender) risale agli inizi del 1900, quando Magnus Hirschfeld, un medico berlinese, pubblica il libro “Die Trasvestiten” inaugurando la categoria del travestitismo, ipotizzando già di sostituire la “fittizia” divisione binaria dei sessi con un continuum cambiabile. La prima operazione di cambiamento di sesso venne svolta proprio sotto gli occhi di Hirschfeld .
Si trattava di un pittore olandese trasformato in donna (da Einar Mogens Wegener a Elbe) dopo cinque operazioni in 2 anni. Il quinto intervento si concluse con una crisi di rigetto e la morte del paziente. D’altronde sappiamo, da fonti transessualiste, che i suicidi delle persone che cambiano sesso arriva al 50%.
Nel 1949 Simone de Beauvoir scrive “Donna non si nasce ma si diventa”, nel “Deuxième sexe”, dove afferma che il genere viene costruito socialmente dalla cultura, a prescindere dal dato sessuale.
Nel 1953 Harry Benjamin pubblica “Transvestitism and Transsexualism”, inaugurando quella che sarebbe diventata una nuova categoria clinica. Infatti, il transessualismo è definito come disturbo dell’ identità di genere (Gender Identity Disorder), dall’ultima revisione del DSM V (dell’American Psychology Association). Negli stessi anni, l’entomologo, Alfred Kinsey, considerato il padre della sessuologia moderna, pubblica due libri sul comportamento sessuale dell’uomo e della donna, teorizzando che ogni orientamento sessuale (non solo la trans e omosessualità ma anche la pedofilia e la zoofilia) non fosse perversione ma variante normale della sessualità umana e creando “I generi Kinsey” (Lesbian, Gay, Bisexual e Transgender). Al riguardo, consigliamo a tutti la lettura del testo di Mario Mieli, primo ideologo omosessualista italiano, “Elementi di critica omosessuale”.
Ora continuiamo la storia della “teoria del gender”: un discepolo di Kinsey, l’endocrinologo John Money, tristemente noto per la storia di Bruce/Brenda/David Reimer, suicidatosi come il fratello gemello Brian, fondò nel 1965 la Gender Identity Clinic nel John Hopkins Hospital. Il suo libro “Uomo, donna, ragazzo e ragazza” diventa testo universitario sebbene in seguito la sua teoria si sia rivelata scientificamente errata e la clinica venne chiusa anche perché Money falsifica i rapporti sul successo delle sue operazioni.
Poco dopo lo psichiatra e psicoanalista Robert Stoller nel suo “Sex and gender – the development of Mascunility and Feminility” (1968) teorizza la differenza fra sesso e genere e nasce così il concetto d’identità di genere.
Nel 1972, Ann Oakley pubblica “Sex, Gender and Society” che rappresenta la ripresa della teoria Gender da parte del femminismo americano e, poco a poco, i ”Women Studies” diventano “Gender Studies” nelle università.
Nel 1986, la leader femminista Joan W. Scott scrive in “Le genre : une categorie utile de l’analyse historique” che il genere “è un elemento costitutivo delle relazioni sociali basate sulle differenze percepite tra i sessi”.
Nel 1990 un’altra leader femminista Judith Butler scrive “Gender Trouble” dove inaugura un nuovo pensiero : il queer, un “paradigma” dove l’individuo può autorappresentarsi attraverso una serie di maschere e artifici, a volte lesbica, altre volte drag, altre transgender, ecc,.. Insomma, il genere è performativo e precede il sesso.
Vi sono numerosi altri testi che andrebbero letti per rendersi conto che l’attuale rivoluzione del gender è la più radicale, la più pericolosa rivoluzione antropologica che il mondo abbia mai visto. Consigliamo la lettura di Alice Domurat Dreger “Hermaphrodites and the medical invention of sex” (1998); i principi di Joyakarta riguardo all’identità di genere; gli scritti di Donna Haraway secondo cui oggi – per la prima volta nell’umanità – la tecnologia può consentire agli esseri umani di prescindere dal proprio corpo e molti altri testi.
Spero quindi che la signora che ci ha scritto si renda conto che l’ideologia del gender non l’abbiamo esattamente inventata noi.
Riguardo all’affermazione che “In nessuna scuola italiana, infatti, si tengono corsi dai contenuti istericamente descritti dalla madre nel video” , ricordiamo che l’ideologia del genere è entrata in numerosissimi asili nido e scuole a nel Lazio, in Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Emilia Romagna ed altre regioni ed è sufficiente fare una breve ricerca sul web. Le denunce dei genitori fioccano. Comunque stiamo preparando una lista dei casi principali per una prossima pubblicazione. Tutte queste iniziative pro-LGBT e pro-gender sono attuate con milioni di Euro dei contribuenti dalle autorità comunali, provinciali e regionali della rete RE.A.DY, ed altri Comuni indipendenti dalla stessa come Brescia e Siena. Solo a titolo di esempio: i 425.000 EURO del MIUR e i 120.000 EURO erogati da Zingaretti, presidente della regione Lazio.
E i libretti della casa editrice “Stampatello” dove si dice insegna che è bello, è normale, comprare un figlio dopo aver affittato un utero di una schiava? (Il che tra l’altro è ancora reato, in Italia). O che mentiscono sapendo di mentire quando dicono che due mamme (o due papà)
hanno “messo al mondo” il bambino? (ancora, nonostante tanti “progressi”, per fare un bambino ci vuole 1 ovulo e 1 spermatozoo). E’ giusto insegnare falsità fin dagli asili?
Tutte le suddette iniziative non sono ancora direttive del Governo, ma se passa il disegno di legge Fedeli che vuole erogare 200 milioni di EURO per introdurre “l’educazione al genere” nelle scuole e nelle università, diverranno obbligatorie ed è proprio per questo che abbiamo pubblicato il nostro video per avvertire gli Italiani di cosa ci riserva il futuro se non blocchiamo questa tragica e dannosa ideologia.
Inoltre ci permettiamo di chiedere se sia giusto che si spendano milioni di EURO per propagare l’ ideologia del gender nelle scuole mentre le stesse cadono a pezzi ed i nostri figli devono spesso portarsi la carta igienica da casa.
Un’ ultima osservazione: come mai i grandi media e la maggior parte dei politici sostengono questa teoria del gender e l’ideologia omosessualista ad essa contigua? L’unica risposta logica che possiamo offrire è che dietro all’ideologia del gender ed alla sessualizzazione precoce dei nostri bambini vi sono gli interessi finanziari enormi delle industrie interessate a veri e propri business (fecondazione artificiale, condom, uteri in affitto, cambiamento di sesso, aborto). Miliardi di profitti, spesso prodotti con soldi dei contribuenti e mediante cliniche private, e fatti letteralmente sulla pelle ed il sangue di milioni di uomini, donne e bambini! Si tratta solo di business e consumismo.
Oggi, infatti, tutti noi, omosessuali o eterosessuali, siamo soggetti al marketing delle multinazionali e dei grandi brand che continuamente creano – attraverso la pubblicità – dei bisogni non necessari. Non mi stupisce che lei non sia omosessuale: non tutti gli omosessuali sono omosessualisti e non tutti gli omosessualisti sono omosessuali. Anzi. E sono una netta minoranza le persone LGBT che “pensano” di “volere figli” e sono vittime di questa propaganda consumistica.
La maggior parte degli omosessuali concorda con noi che un figlio ha diritto ad avere un padre ed una madre.
Lei non ci crederà. Ma noi non siamo affatto omofobi, se per omofobia si intendesse letteralmente “odio (o paura) per gli omosessuali”. Non abbiamo proprio niente contro le persone LGBT. Il guaio è che oggi sono considerati omofobi tutti quelli che cercano di tutelare e difendere gli interessi e i diritti dei bambini. E sicuramente, questa nostra gentile lettrice li ha a cuore quanto noi.
Antonio Brandi