10/06/2018

Gender – Progetto In vitro o Libriamoci: genitori, attenti!

La mamma che ci ha scritto è giustamnete peoccupata perché l’ideologia gender si è infiltrata per bene nelle nostre scuole.

Vogliamo precisare, però, che – come diceva il nostro articolo del 2015, citato da questa mamma – i progetti In Vitro e Libriamoci, sono di per sé degli ottimi progetti.

Il problema è che – quando si scelgono i testi da far leggere ai bambini – molto spesso sugli scaffali finiscono libri poco educativi, con le solite storie tese alla normalizzazione dell’omosessualità o alla promozione della “fluidità di genere”.

Quindi, ai genitori che dicono «Bisogna prendere con le pinze quello che scrivono su internet», rinnoviamo l’invito a prendere con le pinze anche i libri che vengono messi in mano ai ragazzini. 

Gender – Progetto In vitro o Libriamoci: genitori, attenti!

8 giugno 2018, ultimo giorno di scuola. La maestra di nostra figlia Benedetta, entusiasta, ci invia su Whatsapp la foto di una sacchetta porta libri che, generosamente, è stata vinta grazie alla partecipazione gratuita al concorso Libriamoci.
Pur insospettita da quanto scritto sulla sacca, come rappresentante di classe, giro la foto sul gruppo. Sulla sacca la scritta «In vitro per piccoli e grandi lettori. www.progettoinvitro.it».
Mi chiedo: «Che c’entra la parola “In vitro” con la lettura dei libri?».
Vado sul loro sito e trovo che questo progetto ha a che fare con i libri e con il buon proposito di promuoverne la lettura. Ma… trovo anche un articolo di Notizie ProVita del 2015 dove c’è esplicitamente scritto di fare attenzione a questo progetto, che potrebbe essere usato per mettere in mano ai bambini dei libri che veicolano l’ideologia gender.

Approfondisco con la maestra, che ridimensiona l’espressione riferita alla sacca «è stata vinta» con «è stata regalata a ciascun alunno». Poi mi tranquillizza: «Il progetto al quale abbiamo partecipato è Libriamoci e non quello della sacca. La ragazza però di Libriamoci lavora anche per il progetto In vitro. Libriamoci e In vitro sono due percorsi paralleli ma diversi. Anzi, l’ente In vitro donerà i fondi per la biblioteca. Tutto è sponsorizzato da In vitro che, se dovessimo vincere, manderà fondi per ripristinare la biblioteca di scuola».

Credetemi: è la prima volta che desidero fortemente perdere. Perché? Ho paura che si usi questo progetto per inserire nelle biblioteche delle scuole i libri che sono ispirati all’ideologia gender.

Mi rivolgo anche ad alcuni genitori che possono comprendere, per richiamarli a fare attenzione.

La risposta è che il progetto, così come pubblicato sul sito, non fa emergere nulla che riguardi la teoria del gender e che è solo un progetto rivolto a promuovere la lettura. Di fronte poi all’articolo di ProVita la risposta è: «Bisogna prendere con le pinze gli articoli su internet. Non credo proprio che verranno proposti libri sull’omosessualità o horror».

Speriamo.

In vitro come nome di un progetto di lettura è davvero strano: evoca più una clinica per la fertilità che vende bambini fatti in laboratorio... E chi ha bisogno di bambini prodotti in laboratorio? E continuo a chiedermi perché dare a un progetto di lettura per bambini un titolo del genere. Curioso davvero...

Denise Biscossi

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