Searyl Atli è un bambino nato lo scorso novembre che la madre (transessuale) chiesto di registrare all’anagrafe con sesso “U”, “unknown“, sconosciuto, oppure “unassigned” (non assegnato) che “undetermined” (non determinato): “a- gender“. Deciderà lui da grande cosa vorrà essere.
Sul suo libretto sanitario c’è la dicitura “U”.
L’anagrafe, invece, si è rifiutata al momento di rilasciare un certificato di nascita a – gender.
La madre transessuale (cioè che vive mascherata da maschio), ha deciso di partorire a casa di un amico per evitare che il sesso fosse riconosciuto, in un ospedale.
La donna (che si sente uomo, ma sempre donna è – tant’è vero che ha concepito e partorito un figlio) è sostenuta nella sua battaglia dalla Gender-Free ID Coalition e dice che non vuole precludergli la scelta del proprio gender sulla base di un controllo dei genitali.
Forse qualcuno dovrebbe spiegarle che il sesso è un dato genetico e biologico. Dipende da quel benedetto cromosoma Y che lei non ha e non avrà mai, anche se si fa crescere due metri di barba. E quella povera creatura crescerà confusa e disadattata: perché è vero che il sesso è biologico, ma il “gender” si deve in qualche modo confermare: ciò non vuol dire che si può scegliere o cambiare. Bisognerebbe semplicemente guidare dolcemente e naturalmente i bambini a prendere coscienza del dato della realtà (quello che spontaneamente hanno sempre fatto le mamme, le nonne, le bisnonne ecc.).
Ma chi glielo spiega cos’è la realtà a quelli accecati dall’ideologia (gender, in questo caso)?
Redazione
Fonte: Intelligo News
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