Isis Flora, Isis Mattiussi-Pertini e Isis Zanussi: sono questi i tre istituti che, in provincia di Pordenone, in Friuli Venezia Giulia, stanno cercando di ribaltare il concetto di maschio/femmina con la scusa di superare gli stereotipi di genere. Una scusa che si traduce in un ingresso dell’ideologia LGBT nelle scuole a gamba tesa, tra i ragazzi di 16 e 17 anni, attraverso un gioco da tavolo.
Al progetto verranno infatti coinvolti circa 280 tra ragazzi e ragazze gli studenti delle tre scuole superiori di Pordenone, in particolare le classi quarte. Il gioco si chiama Free to Choose e fa parte del progetto europeo “CHANGE. Pathways to prevent and combat gender-based violence”. La partnership di progetto è composta da 10 organizzazioni pubbliche e private di 5 Paesi: Italia, Spagna, Portogallo Cipro e Slovenia: Cooperativa sociale Itaca, capofila di progetto; IRES FVG, Regione Friuli Venezia Giulia, Assessorato al lavoro, formazione, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili, ricerca e università – IT; Università di Modena e Reggio Emilia; Università di Valencia; Opcionate; APLOAD; Mediterranean Institute of Gender Studies; MCBIT; Zavod Nefiks.
Partner associati sono: FIDAPA - Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, PN ; Javni zavod Mladi zmaji, Ljubljana (rete di spazi che offre ai giovani luoghi per essere attivi e creativi); Legacoop FVG, Udine (Associazione di cooperative della Regione FVG); PLAYRES, Modena (Associazione culturale per la divulgazione e ricerca sul gioco e la teoria dei giochi); RIC Bela krajina Črnomelj (Centro di informazione e promozione turistica e imprenditoriale).
L’obiettivo del progetto, come si legge nel sito della Regione Friuli Venezia Giulia, che è appunto partner dell’iniziativa, è «promuovere un cambiamento culturale attraverso strumenti innovativi di orientamento scolastico e professionale, che favoriscano il riconoscimento e il superamento degli stereotipi di genere che ancora condizionano ragazze e ragazzi nella scelta del proprio percorso formativo e nella costruzione di quello lavorativo». In poche parole far intendere ai ragazzi che non ci sono lavori da uomo o da donna specificatamente ma al contrario che chiunque può fare tutto. Un ruolo importante in questo game, infatti, lo avrà il “master” che guiderà, siamo sicuri con poca obiettività, il gioco arrivando appunto a sostenere queste tesi e magari incoraggiando qualsiasi inclinazione o suggerimento dei ragazzi senza reale distinzione fra ciò che è realmente fattibile e ciò che non lo è. Come se, ad esempio, emergesse che lavorare in un cantiere avesse le stesse problematiche che fare la maestra e questa idea venisse comunque assecondata senza spiegare effettivamente le difficoltà possibili. Il tutto in nome delle fantomatiche politiche di genere.
Un non sense lanciato al solito dall’inclusiva Europa e pericolosamente supportato anche da università e soprattutto Regioni, quale quella del Friuli Venezia Giulia. Ancora una volta per spingere certe ideologie tra le mura scolastiche. Pordenone, dopo gli insegnamenti sul gender, i bagni trans e la carriera alias, si conferma provincia particolarmente prona a queste ideologie così come la vicina Udine. Città che si trovano evidentemente bene in una Regione particolarmente aperta su questi temi senza che nessuno, tranne le famiglie contrarie, batta ciglia.