Le uniche cose “sicure” quando parliamo di aborto sono la morte del figlio nel grembo materno e le bugie che vengono raccontate alle donne per convincerle che quella sia l’unica strada possibile difronte a una gravidanza difficile o inattesa. Oggi siamo arrivati al punto di promuovere il presunto diritto all’aborto come preferibile al sicuro diritto alla vita, come emerge dalle agghiaccianti reazioni al dramma della mamma di Parma che ha sepolto nel giardino di casa i suoi due figli, portando molti a dire che, invece di ucciderli dopo il parto, avrebbe dovuto farlo prima con l’aborto. L’opzione della nascita, magari con l’affidamento a una Culla per la vita o l’adozione, non è più nemmeno contemplata e questo ha un impatto psicologico enorme. Se c'è qualcosa di “non sicuro”, “non libero” e “non gratuito” oggi in Italia è il diritto di vivere a pieno la maternità, come anche la paternità, dato che il nostro sistema sociale continua a costringere donne e uomini a una disperata scelta tra la vita familiare o quella lavorativa, tra il portare il pane a casa o avere il tempo di abbracciare i figli».
Così Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, in occasione della Giornata Internazionale dell’aborto libero, sicuro e gratuito che si tiene, come ogni anno, oggi 28 settembre.