Qual è l’eredità che possiamo lasciare alle nuove generazioni? Noi ci battiamo per difendere la Vita, dal concepimento alla sua fine naturale. Ma la dittatura del pensiero unico pensa a un altro mondo per l’umanità e «oggi prevale invece una cultura sempre più sciolta dalla natura». Sono le parole del giovane filosofo Diego Fusaro, che per la Giornata Mondiale della Vita ci ha rilasciato un’importante intervista su dove stiamo andando e contro chi e cosa il buon senso sta combattendo.
Cos’è vita oggi ed è cambiato davvero il suo valore rispetto a ieri o è solo ideologia quella che si sta mettendo in atto?
«Nell’essenziale se volessimo partire da Spinoza, dovremmo dire che il vivente ha insito in sé il conatus sese conservandi, cioè la tendenza a conservare se stesso. Questa dovrebbe essere la tendenza fondamentale della vita: vivere, conservarsi, raggiungere quella che, con il lessico scolastico potremmo definire la plenitudo essendi, cioè l’essenza d’essere. Questo è il fondamento della vita che tende per sua natura a viversi in forma piena, quindi nelle sue forme più realizzate. Oggi prevale invece una cultura o della vita alienata e sempre più sciolta dalle sue forme connesse al mondo della natura o, per un altro verso, prevale una sorta di tanato-cultura, legata alla morte che valorizza tutto ciò che in qualche modo è immediatamente utile e spendibile e neutralizza quello che invece non è tale, decretandone la morte».
Proteggere la vita deve essere il compito di uno Stato?
«Certamente, in ogni concezione dello Stato che si rispetti è centrale questo tema del rispetto della vita e della sua difesa. Pensiamo al modello di Tommaso Hobbes: il patto sociale si stabilisce proprio per avere sicurezza, quindi la garanzia della vita. Uno Stato che non garantisse questo verrebbe meno ai suoi compiti fondamentali evidentemente. Lo Stato deve tutelare la vita e difenderla rispetto a ciò che può nuocerle».
Oggi con l’utero in affitto si considerano di fatto vite di serie A e vita di serie B... Il grande inganno è in atto?
«Sì, direi che il principio generale della società a forma di merce è quello per cui viene considerata degna di essere vissuta solo la vita utile in termini economici: quella produttiva, quella che genera ricchezza, che genera servizi, che consuma merci. Tutto il resto, invece, è inteso come vita di scarto, quindi indegna di essere vissuta. Questa è la base fondamentale della società di mercato. Con il caso dell’utero in affitto che chiamiamo la mercificazione massima della vita. Un tempo con Marx si parlava di “mercificazione della vita”. Qui abbiamo a che fare con bambini che nascono già come merci, tramite l’utero in affitto. Sono merci on demand che vengono assemblate e programmate veramente in forma mercificata. Quindi non c’è nemmeno più la mercificazione della vita come evento ma la vita nasce già come merce in questi casi».
Al Congresso Mondiale delle Famiglie si parlerà anche di questo. il mondo vuole confrontarsi su dove stiamo andando e se il nucleo centrale della società fa parte del progetto o è un avversario da combattere per questo nuovo ordine mondiale...
«Sì, credo che questi siano eventi di grande importanza, in cui si torna a discutere, a confrontarsi, in cui ci si siede, si sospende per una volta il fare febbrile della civiltà della tecnica e si torna alla ragione socratica, alla discussione critica che non conosce colonne d’Ercole oltre le quali non possa avventurarsi. Questo mi pare sia importante, quindi ritengo che eventi di discussione, critica, aperta, socratica come questo, siano da encomiarsi massimamente».
Marta Moriconi