Si può acquistare su Amazon, in versione cartacea e in formato kindle, il romanzo di Ingrid Chalkiopoulos, Gli inverni della vita.
Un romanzo autobiografico scritto da una donna avvocato che offre alle lettrici conforto e consigli validi nel caso in cui debbano affrontare l'abbandono da parte del padre dei propri figli e vogliano inchiodarlo alle proprie responsabilità.
È una storia vera e piuttosto comune: una donna che si innamora dell'uomo sbagliato, e sposato; l'uomo che se ne approfitta, un "non-rapporto" di coppia che dura anni e da cui però nascono dei figli.
Lei ha il coraggio e la forza di non abortire, anche se sa che dovrà crescere i bambini da sola, in mezzo a tante difficoltà, in contrasto persino con la propria madre.
La sua storia è l'ennesima riprova del fatto che l'aborto legale, lungi da essere un mezzo di "liberazione" della donna è una gran comodità per l'uomo, che può benissimo esimersi da ogni responsabilità nei confronti del bambino che ha generato.
La lettura è gradevole, la storia avvincente, ed è un testo utile.
Infatti, in appendice, ci sono tanti strumenti legali a disposizione delle madri single: la protagonista sa bene che è riuscita a inchiodare l'uomo alle sue responsabilità di padre solo perché da avvocato conosceva bene le pieghe della legge. Per questo è un romanzo "giuridico".
C'è però un altro buon motivo per leggere questo libro.
Un insegnamento di fondo che si può trarre da tutta la vicenda di Ingrid: dalla storia di una donna che è la storia di tante donne di oggi. Donne che vivono in una società dove si sono perduti i valori. In cui è "normale" intessere relazioni promiscue e con persone sposate, in cui nessuno tiene più in considerazione che i rapporti sessuali sono naturalmente preordinati alla generazione di una nuova vita.
Il fatto che Ingrid sia rimasta incinta non è un "incidente" come tutti, oggi, siamo indotti a pensare. Rimanere incinta dopo un rapporto è "normale". E le "precauzioni" servono fino a un certo punto. Quindi, prima di cedere alle lusinghe dell'uomo che ci fa battere forte il cuore, dovremmo chiederci e chiedergli: «possiamo noi accoglire con amore il frutto che potrebbe - nonostante le precauzioni - nascere dal nostro amore?»
Se la risposta è no, vuol dire che quel rapporto non è sufficientemente maturo per essere coronato dalla donazione reciproca completa e totale di sé.
Senza contare che - razionalmente parlando - al cuore "si comanda" e non ci si può innamorare di chi è già impegnato in un'altra relazione. Esattamente per lo stesso principio per cui non ci si appropria delle cose altrui (anche se ovviamente le persone non sono cose).
Capisco Ingrid che questo ragionamento non lo ha fatto. Perché oggi nessuno lo fa, a meno che non si voglia essere bollati come "bigotti". È invece del tutto laico e razionale. Il sesso non è un gioco. Con il corpo proprio e altrui non si gioca. Siamo persone, non cose.
Resta il fatto che la storia di Ingrid, è una storia di vita vissuta, comune, in certi momenti tragica, e fa pensare.
E alla fine cede il passo alla speranza, perché alla fine l'umanità e il bene in qualche modo si affermano. Perché la lotta, il sacrificio e il duro lavoro alla fine pagano.
Perché alla fine - e questo lo dico io, l'Autrice non sembra essere credente - la Provvidenza scrive dritto anche sulle nostre righe storte.
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