Sulla violenza espressa dalla manifestazione femminista nell’assalto alla sede di Pro Vita & Famiglia, si è espressa – ai nostri microfoni - anche Hoara Borselli che ha attaccato il controsenso del gesto e la strumentalizzazione politica di un fatto di cronaca come l’omicidio di Giulia Cecchetin.
«Ritengo – spiega Borselli - che l’assalto alla sede di Pro Vita sia stata una pagina orrenda che le donne o le sedicenti femministe hanno dato soprattutto cogliendo il pretesto di una manifestazione anti patriarcato così definita dove rivendicavano il diritto di contrastare la violenza sulle donne, loro stesse hanno fatto un gesto di estrema violenza nei confronti di un’associazione che difende la vita. Non ti va bene? Non condividi quello che rappresenta questa associazione? Ignori. Ma avere quell’atto di violenza ha depotenziato qualunque manifestazione tu voglia fare. Ecco le assolute contraddizioni delle femministe, ecco cos’ è il femminismo di oggi. Il nulla condito con ideologia e contraddizione».
Hoara Borselli solleva poi la questione mediatica, che chiaramente, trattandosi di difesa dei valori tradizionali, non ha incontrato grande riscontro su alcuni media nazionali, in particolare quelli definiti progressisti: «La cosa ancora più incredibile di tutto questo è il silenzio assordante di tutta quella stampa progressista così solerte quando c’era stato l’attacco della CGIL, mettendo titoloni nei giornali, mentre non ha considerato grave l’attacco a Pro Vita. E perché non l’hanno considerato grave? Per mera strumentalizzazione politica. Perché Pro Vita porta avanti quelli che sono dei valori affini a quella parte politica che per i giornali progressisti è da contrastare a prescindere. Se la violenza viene esercitata nei confronti di un qualcosa che possa essere affine alla destra è sempre meno violenza. Se ti trovi una molotov nella sede di Pro Vita non fa notizia, se invece accade a una struttura vicina alla sinistra diventa un qualcosa di imperdonabile. Lo spaccato uscito rispetto a questo assalto vergognoso, ancora di più perché fatto da donne, potenziali madri, che vanno ad attaccare la sede dove viene valorizzata la vita. Si può o meno essere d’accordo ma andare a strumentalizzare una vicenda dolorosissima come il femminicidio di Giulia per farlo diventare un’occasione dove esercitare battaglie politiche è stato uno dei punti più bassi che le femministe hanno messo in campo. Si è persa l’ennesima occasione – chiude - per dimostrare, come diceva una nota canzone, che oltre le gambe c’è di più».